Colle Oppio, il parco dimenticato: torna la favela sgomberata un mese fa

Colle Oppio, il parco dimenticato: torna la favela sgomberata un mese fa
di Veronica Cursi
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Lunedì 2 Dicembre 2013, 18:11 - Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 08:10

Sono sempre l. Ancora. Nonostante denunce, segnalazioni, sgomberi. Sono tornati, ancora pi numerosi, con le loro tende, i materassi sporchi, le lore case fatte di niente. Come se Colle Oppio, una delle bellezze di Roma, fosse una cosa loro. Colle Oppio è una favela dimenticata. Dalle istituzioni, innazitutto. L’accampamento di immigrati e sbandati, denunciato dal Messaggero i primi di novembre, sgomberato meno di un mese fa da polizia e vigili urbani e poi ancora una volta rinsediato, è sempre al solito posto. L'intervento di sgombero della polizia municipale, durante il quale fu trovata anche della droga nelle tende, è stato solo l'ennesimo spot. «Li hanno allontanati, ripulito l'area e dopo poche ore tutto è tornato come prima, anzi peggio», denunciano i residenti.

E basta guardare queste foto per rendersene conto. L’accampamento abusivo a cielo aperto nel cuore di Roma è di fronte al Colosseo, affiacciato sulla Domus Aurea, inerpicato tra sterpaglie e vegetazione. Invisibile. Solo a chi non vuol vedere. Il parco archeologico, con le terme di Tito e Traiano e la Domus Aurea di Nerone, è ancora un parco trascurato dove sporcizia, degrado e delinquenza la fanno da padrone. Molti arrivano dall'Africa e dall'Europa dell'Est, in gran parte sono rifugiati. La sera si ritrovano sulle panchine lungo i viali alberati, ognuno con la sua valigia. Dormono proprio accanto alla mensa della Caritas, a due passi dall'area archeologica.

Degrado che si somma a degrado. Tra quelle mura antiche, tra quei pezzi di storia lasciano vestiti, stracci. Certi che nessuno mai toccherà le loro cose, perché quello ormai è diventato il loro mondo. Usano le transenne come stendini per jeans, magliette, coperte e piumini. La mattina sbucano uno a uno. Usano il ninfeo di Colle Oppio, un pezzo di storia datato all'età traianea, come fosse un bagno pubblico dove lavarsi tutte le mattine, farsi la barba, sciacquare i vestiti per poi metterli ad asciugare sui rami degli alberi.

La sera tornano a casa, come fosse niente, accendono un fuoco per scaldarsi o cucinare. Materassi sporchi e marci, centinaia di bottiglie vuote, pannolini usati, buste dell'immondizia piene ed abbandonate, nel ninfeo galleggiano bottiglie di plastica, cartoni, stracci.

«Possibile che nessuno si accorga mai di quello che accade qui?», si chiedono i residenti. «Molte delle persone accampate sono rifugiati che arrivano dall'Africa, come è possibile lasciarle in quelle condizioni? Abbandonate a se stesse. Se non gli danno soluzioni allontanarle non serve a nulla perché poi è sempre qui che tornano». E questo è lo spettacolo che ogni giorno, ormai da mesi, Roma offre ai suoi turisti.

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