Delitto Cohen, l’ex 007 è innocente: la Corte di Assise ha assolto Giulio Trevisani e l’amante

Delitto Cohen, l’ex 007 è innocente: la Corte di Assise ha assolto Giulio Trevisani e l’amante
di Michela Allegri
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Venerdì 6 Giugno 2014, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 10:20
Uno scroscio di applausi e singhiozzi rompono il silenzio della II corte di Assise di Roma: Giulio innocente! grida qualcuno. E, ascoltando la lettura della sentenza che lo proscioglie, il primo a trattenere a stento le lacrime è proprio lui: Giulio Trevisani, l'ex agente segreto accusato di avere ucciso il commerciante di origine ebraica Rafael Cohen colpendolo al petto con una coltellata. Dopo due anni trascorsi in carcere e tanti mesi passati da imputati, lo 007 torna ora a casa da uomo libero: non è colpevole, le prove raccolte dagli inquirenti non bastano a inchiodarlo.

LA CORTE

Lo dice il presidente della Corte, Anna Argento: «l'imputato deve essere assolto per non avere commesso il fatto». Nonostante, solo poche settimane fa, il pubblico ministero Barbara Sargenti avesse sollecitato per l'ex agente dell'Aise la condanna più pesante di tutte: l'ergastolo, l'unica pena adeguata per avere commesso un omicidio a sangue freddo. Premeditato, per giunta, ha spiegato in aula il pm. Perché, a detta degli inquirenti, Cohen, 74 anni, era rimasto vittima di un delitto passionale perpetrato da Trevisani dopo un lucido calcolo: lo 007 voleva difendere l'onore della sua amante Alessia Marini, finita anche lei sotto processo con l'accusa di favoreggiamento, e che, a fronte di una richiesta di condanna a tre anni di carcere, è stata assolta perché «il fatto non costituisce reato». Secondo la ricostruzione della Procura, l'uomo che il 13 giugno del 2011 uccise Cohen agì con destrezza, programmando ogni mossa nei dettagli. Si nascose nell'androne del palazzo in cui il commerciante abitava, in via Rodolfo Lanciani, nel quartiere Tiburtino. Aspettò la vittima per ore. E quando Cohen, alle sette di sera, aprì il portone d'ingresso, il suo assassino lo ferì al petto con una coltellata mortale. Ad uccidere Rafael, un unico fendente diretto al cuore.

L’OMICIDIO

Un colpo preciso, sferrato senza esitazioni. Quell'omicidio era firmato senza dubbio da un professionista, secondo l'accusa. E Trevisani, agente dell'Aise addestrato sul campo e impegnato in una relazione extraconiugale con Alessia Marini, una dipendente di Cohen, era il colpevole perfetto. Aveva pure un movente per volere morto il commerciante. A quanto sembra, Rafael avrebbe ripetutamente molestato la Marini, riservandole attenzioni che lei non gradiva e non ricambiava. Un fitto scambio di sms tra i due amanti e l'esame delle celle telefoniche, sembravano poi non lasciare scampo allo 007. Esattamente un anno dopo il delitto, Trevisani era stato arrestato. Nel febbraio dello scorso anno era stato rinviato a giudizio. Anche la Marini era finita a processo: era accusata di favoreggiamento per avere tentato di coprire l'uomo che amava, fornendo ai pm dichiarazioni contraddittorie e sviando in questo modo le indagini. Ieri, è arrivata la decisione dei giudici. È stata un'attesa infinita per gli amici di Trevisani, che riempivano l'aula di tribunale e che sono stati con il fiato sospeso fino all'ultimo. Dopo tre ore di camera di consiglio, ecco la Corte. Gli occhi di tutti sono fissi verso il fondo dell'aula.

LA REAZIONE

Bastano poche parole del presidente e la tensione si smorza in lacrime e abbracci, diventa un coro di gioia. Perché, almeno per il primo grado di giudizio, la ricostruzione della Procura non regge, le prove non sono abbastanza solide: Trevisani e la Marini sono innocenti. D'altronde, l'ex agente dell'Aise fin dal momento dell'arresto si è dichiarato con forza estraneo ad ogni accusa. I suoi avvocati Nino Marazzita e Francesca Petyx sono sempre stati dalla sua parte. «È stata fatta giustizia, si trattava di un processo totalmente indiziario. Purtroppo, il vero assassino è ancora in libertà» hanno commentato.
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