Processo Spada, «così il clan si è preso Ostia»

Processo Spada, «così il clan si è preso Ostia»
di Valentina Errante
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Martedì 17 Luglio 2018, 09:55
La presa di Ostia la racconta in aula il capitano Gianluca Ceccagnoli, del nucleo investigativo di Ostia. Davanti alla terza corte d'Assise parte da lontano, per spiegare come sia nata l'indagine che ha portato a processo il clan Spada, 27 persone alla sbarra, che hanno agito all'interno di un'associazione di stampo mafioso, finalizzata, a seconda delle posizioni, all'omicidio, all'usura, alle estorsioni.

Il militare descrive il contesto nel quale gli Spada prendono il potere, «l'ambiente complesso, lo scacchiere criminale» dove si muovono Spada, Triassi e Fasciani. Ceccagnoli racconta il declino dei Triassi, cita gli episodi di violenza che si sono verificati per descrivere lo scontro tra clan. In gioco la gestione stabilimenti e il traffico di stupefacenti «l'economia del litorale». I fatti sono tanti. Una scia di sangue e alcuni episodi esemplificativi del contesto. Come il blitz alla caserma dei carabinieri dopo un controllo a Massimiliano Spada. Era il 2014 quando l'uomo, resiste ai militari che vogliono controllarlo e viene portato in caserma lungo la zona di cerniera di via Zambrini. «In 40-50 si presentano urlando e scuotendo il cancello. Tra loro c'è anche Massimo Cardoni, che sarà gambizzato nel 2015 - racconta Ceccagnoli - Cardoni reclama la liberazione dello Spada dai carabinieri. Nella stessa zona - spiega ancora il militare, alla Corte - erano stati freddati Giovanni Galleoni, detto Baffichio, e Franco Antonini, Sorcanera. Al centro del business anche il racket delle case popolari».

LE ACCUSE
Ai vertici dell'associazione, per i pm Ilaria Calò e Mario Palazzi ci sarebbero anche i fratelli Ottavio, detto Maciste, e Armando Spada, insieme ai due Di Silvio, Nando e Francesco, attivi nel settore degli stupefacenti. Pure Roberto e Daniele Pergola, padre e figlio, avrebbero avuto un ruolo cruciale nell'organizzazione. Il primo ha un curriculum criminale di rilievo: è il Negro della Banda della Magliana. Mentre il secondo, sempre secondo i pm, «ha avuto da Roberto Spada in concessione esclusiva la zona di spaccio di Piazza Gasparri», dove non si può commerciare droga senza la benedizione del clan. Ma il militare fa riferimento anche alle intercettazioni che danno la misura della capacità intimidatoria del clan e sono state fondamentali per l'indagine.
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