Roma, chiusi i laboratori sociali di Capodarco: protesta delle famiglie al Comune

Chiusi i laboratori sociali di Capodarco: protesta delle famiglie al Comune
di Elena Panarella
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 18:08
Una settantina di persone diversamente abili da oggi resteranno a casa. E si perché i laboratori sociali della Comunità Capodarco, in zona Statuario, parte integrante della loro vita, subiranno l’ennesima interruzione. L’ennesimo disagio che ha fatto scatenare delusione e rabbia tra i genitori, che questa mattina numerosi si sono presentati in viale Manzoni, al Dipartimento Politiche sociali di Roma Capitale. E così finita la proroga di un mese in attesa del promesso espletamento del bando pubblico, insieme agli operatori, studenti con disabilità sono tornati a chiedere a gran voce certezze «considerato che ad oggi siamo di fronte ad un nulla di fatto».

«Sono almeno tre mesi che chiediamo di essere ricevuti con lettere senza alcun riscontro», tuonano ancora i genitori. «Il servizio, tra le realtà socio-assistenziali più innovative di Roma, è scaduto ieri e ad oggi non sappiamo ancora quale sia l’intenzione del Campidoglio - sottolinea Marco Palumbo, presidente della Commissione Trasparenza di Roma Capitale e Consigliere comunale del Pd - Chiuderli? Espletate celermente la gara promessa? Per tre mesi, dal 1 gennaio al 31 di marzo, la Comunità di Capodarco ha garantito la continuità del servizio senza alcuna copertura economica». E aggiunge: «Le famiglie giustamente oggi dicono basta e chiedono che i loro figli “non vengano trattati come pacchi”. Sollecitiamo l’intervento della Sindaca e dell’Assessore alle politiche Sociali per garantire la continuità di un servizio i cui ritardi nel bando non possono gravare sui cittadini. Si eviti la chiusura di un servizio cittadino che offre possibilità a decine di ragazzi e ragazze dalle disabilità complesse. Si garantisca continuità. Massima solidarietà intanto agli operatori e alle famiglie. Speriamo arrivino risposte certe. Si eviti la chiusura di un prezioso servizio che era in convenzione. Un bando per 7 mesi non risolve ed espletarlo con mesi di ritardo e di silenzio é gravissimo. Offensivo». Ma più di tutto è la rabbia dei ragazzi che frequentano i laboratori sociali che arriva in maniera disarmante: «Non vogliamo assolutamente che chiudano - dice con tutta la sua forza Manuela, a nome di tanti altri ragazzi - nessuno ha diritto di toglierci una cosa così importante per noi per poi lasciarci a casa. Io vivo con mia madre che ha anche lei delle disabilità e non mi può tenere giorno, pomeriggio e notte. Per noi e per le nostre famiglie questo è un servizio vitale, un servizio che per certi versi ha reso noi disabili autonomi. Perché distruggere le cose che funzionano? Io grazie a Capodarco rivivo».
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