«Sono almeno tre mesi che chiediamo di essere ricevuti con lettere senza alcun riscontro», tuonano ancora i genitori. «Il servizio, tra le realtà socio-assistenziali più innovative di Roma, è scaduto ieri e ad oggi non sappiamo ancora quale sia l’intenzione del Campidoglio - sottolinea Marco Palumbo, presidente della Commissione Trasparenza di Roma Capitale e Consigliere comunale del Pd - Chiuderli? Espletate celermente la gara promessa? Per tre mesi, dal 1 gennaio al 31 di marzo, la Comunità di Capodarco ha garantito la continuità del servizio senza alcuna copertura economica». E aggiunge: «Le famiglie giustamente oggi dicono basta e chiedono che i loro figli “non vengano trattati come pacchi”. Sollecitiamo l’intervento della Sindaca e dell’Assessore alle politiche Sociali per garantire la continuità di un servizio i cui ritardi nel bando non possono gravare sui cittadini. Si eviti la chiusura di un servizio cittadino che offre possibilità a decine di ragazzi e ragazze dalle disabilità complesse. Si garantisca continuità. Massima solidarietà intanto agli operatori e alle famiglie. Speriamo arrivino risposte certe. Si eviti la chiusura di un prezioso servizio che era in convenzione. Un bando per 7 mesi non risolve ed espletarlo con mesi di ritardo e di silenzio é gravissimo. Offensivo». Ma più di tutto è la rabbia dei ragazzi che frequentano i laboratori sociali che arriva in maniera disarmante: «Non vogliamo assolutamente che chiudano - dice con tutta la sua forza Manuela, a nome di tanti altri ragazzi - nessuno ha diritto di toglierci una cosa così importante per noi per poi lasciarci a casa. Io vivo con mia madre che ha anche lei delle disabilità e non mi può tenere giorno, pomeriggio e notte. Per noi e per le nostre famiglie questo è un servizio vitale, un servizio che per certi versi ha reso noi disabili autonomi. Perché distruggere le cose che funzionano? Io grazie a Capodarco rivivo».
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