Ceramiche, vetrine e osterie: il gioiello dell'archeo-stazione

Ceramiche, vetrine e osterie: il gioiello dell'archeo-stazione
di Laura Larcan
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Sabato 5 Maggio 2018, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:26

La storia del quartiere come un viaggio nel centro della terra. C'è anche una suggestione romantica in stile Jules Verne nella stazione museo San Giovanni della Metro C, pronta ad aprire il 12 maggio. È davvero un viaggio nella storia e nel tempo «da vivere in una doppia direzione, mentre si scende in profondità dall'atrio alle banchine, o viceversa, mentre si sale», precisa Rossella Rea curatrice del progetto scientifico insieme a Simona Morretta, sotto la responsabilità del soprintendente Francesco Prosperetti. Il filo conduttore del viaggio è lo stratigrafo una colonna sulle pareti che scandisce il tempo indicando le quote di discesa (o salita). «Oltre a indicare al viaggiatore la profondità temporale, dà informazioni sulle scoperte in questo luogo e documenta lo scenario storico di San Giovanni», aggiunge la Rea parlando dei reperti trovati nella stazione. Un'opera che rappresenta un unicum nel suo genere a livello mondiale, superando anche la fermata parigina del Louvre.
 

 


LE RICOSTRUZIONI
A 10 metri l'età moderna, a 20 metri il trionfo dell'età repubblicana e augustea, a 30 metri la preistoria. Lo spettacolo ha inizio (o fine) nell'atrio, concepito come una kunsthalle su tutta l'epopea di San Giovanni con reperti straordinari, immagini e film sulla campagna di scavo, e ricostruzioni paesaggistiche. Si scende al piano corrispondenza, e si scopre, tra vetrine e postazioni video, la storia della grande azienda agricola di Augusto con una serie di reperti inediti, e si scende ancora fino a 30 metri - le banchine - dove viene ricostruito il paesaggio preistorico.

Nell'allestimento, curato dagli architetti Filippo Lambertucci e Andrea Grimaldi, scorrono i pezzi simbolo rinvenuti nelle varie quote: i reperti archeobotanici delle pesche (frutta prelibata importata da Augusto), le ceramiche rinascimentali provenienti dall'Ospedale di San Giovanni (come la scodella del malato con disegnata l'ambulanza dell'epoca), le tubature idrauliche in blocchi di tufo e terracotta dell'azienda, ricomposte per metri, che documentano il sofisticato sistema di irrigazione simile (con tanto di spruzzi d'acqua), e ancora spatolette da trucco, contenitori di resina per semi e noccioli, zappe e rastrelli per lavorare la terra.

TRACCE UMANE
«Si scopre un paesaggio che non si conosce - dice la Rea - La gente si rende conto di come il suo quartiere si sia trasformato nei secoli». Dalla preistoria, quando dominava la palude dove fa capolino anche l'Elephas anticuus (l'Elefante antico), alle prime tracce umane, per poi arrivare all'età repubblicana quando l'area era già utilizzata a scopi agricoli, poi ampliata nella grande azienda attiva fino alla fine del I secolo dopo cristo. Le Mura Aureliane ne impongono la fine, e l'uso limitato dell'area a sepolcreto di tombe povere.

USO AGRICOLO
Nuovo scenario nel XII secolo quando viene regimentata l'acqua per azionare le mole. E si attraversa il Rinascimento per approdare all'età ottocentesca tra l'uso agricolo e diffusi punti di ristoro e osterie. Una bellezza che non ha lasciato indifferente neanche il divulgatore televisivo di «meraviglie» Alberto Angela che all'archeo stazione ha deciso di dedicare una puntata speciale della sua storica trasmissione sulla Rai.
 

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