Cassonetti gialli, torna il racket: «Sono illegali e vanno rimossi»

Cassonetti gialli, torna il racket: «Sono illegali e vanno rimossi»
di Laura Bogliolo
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Domenica 2 Aprile 2017, 09:36 - Ultimo aggiornamento: 09:38
«Questi contenitori di abiti usati sono illegali, posizionati senza nessun accordo né con Ama né con il Comune. Segnalatemi le vie dove li vedete. Ama sta indagando». Il post è accompagnato da una foto dei famigerati raccoglitori gialli, quelli che erano disseminati per Roma prima che finissero nelle carte dell'inchiesta Mafia Capitale.
A novembre del 2015 Ama ha interrotto il servizio e ha dato disposizione di togliere i 1.800 contenitori con la promessa di acquistarne altri e posizionarli dopo aver affidato l'attività con una gara pubblica. I nuovi contenitori ufficiali targati Ama (dovrebbero essere di colore rosso) non sono ancora arrivati, ma da giorni sono riapparsi quelli di colore giallo in alcune vie del III Municipio (Montesacro). Ad allertare i residenti su Facebook è stato l'assessore del municipio alle politiche Ambientali e ai Rifiuti Domenico D'Orazio. «Ho ricevuto le segnalazioni con le foto spiega D'Orazio ho usato il social network per fare una lista delle vie dove sono comparsi questi cassonetti illegali, ho avvertito l'Ama e scritto al dg dell'azienda, vogliamo chiarimenti». Resta il giallo di chi abbia messo quei contenitori, chi sfrutta la buona fede dei romani che pensando di fare del bene lasciano vestiti nei cassonetti abusivi.
Ama conferma che quei contenitori «non sono autorizzati e non sono stati posizionati dall'azienda». Non si tratta neanche di quelli vecchi non ancora rimossi. E spiega che i cassonetti possono essere utilizzati da chiese o da onlus ad esempio, ma devono comunque essere posizionati all'interno degli spazi di proprietà delle associazioni. Qualunque cosa sia in strada deve essere autorizzata dal Comune. Ma di quei contenitori avvistati a Montesacro nessuno sa nulla.

AVVISTAMENTI
Ama fa sapere che era a conoscenza del fatto da alcuni giorni: «Abbiamo dato disponibilità a rimuoverli immediatamente agendo con l'esecuzione di ordinanze in danno dei proprietari». Proprietari che però al momento sono sconosciuti. I cassonetti sono stati avvistati in via Monte Resegone, proprio davanti all'entrata del liceo Aristofane, in via Falzarego, piazza Porro Lambertenghi e via Val di Lanzo. Tra i residenti c'è chi racconta: «Stanno riempendo il quartiere, li mettono la notte». Ma chi? Sui contenitori non c'è nessun riferimento, soltanto le vecchie scritte: «Raccolta permanente abiti usati» e l'indicazione di cosa si può inserire (abiti, borse, biancheria, cappelli, maglieria, coperte, scarpe, cinte, oggettistica varia).

LE PROTESTE
I residenti si lamentano anche perché quei contenitori «posizionati sui marciapiedi sono pericolosi per i passanti, soprattutto quello davanti al liceo Aristofane». I container costano circa 700 euro l'uno, in passato quando ancora non erano stati rimossi venivano spesso saccheggiati dai rom. Ama a gennaio del 2016 ha indetto un bando di gara del valore di quasi un milione e mezzo di euro per affidare il servizio di raccolta di abiti usati. In passato si riuscivano a raccogliere fino a 6.000 tonnellate l'anno. «La gara per gli affidamenti è ancora in corso di espletamento» fa sapere l'azienda. E molti romani si chiedono dove poter gettare gli indumenti usati. «Cosa ne dobbiamo fare? - scrive Chiara nei commenti al post dell'assessore D'Orazio - anche le parrocchie non accettano più vestiario».