IL BLITZ DEL 2003
Il movimento di estrema destra entrò nello stabile del Demanio nel 2003 e non vi è più uscito. Nel palazzo, stando alle dichiarazioni del vicepresidente dei fascisti del Terzo millennio, Simone Di Stefano, non c'è solo la sede del partito ma vengono ospitate famiglie italiane che altrimenti non avrebbero una casa. La richiesta di accelerare su questi tre casi è arrivata dalla Procura. Oggi i vertici di Regione, Prefettura e Comune analizzeranno le possibili soluzioni alternative. Fonti di Palazzo Valentini spiegano che «non sono all'ordine del giorno azioni di forza». Soprattutto in campagna elettorale, soprattutto perché dal Campidoglio non c'è ancora un piano alternativo.
Ecco perché i primi due punti del comitato saranno proprio «l'approvazione del protocollo per il censimento degli occupanti abusivi di immobili» e «l'aggiornamento degli interventi assistenziali» che l'amministrazione deve mettere in campo a favore delle fasce deboli: donne, bambini, disabili e anziani.
Quest'estate il pasticcio dello sgombero di via Curtatone, il palazzo dietro la stazione Termini abitato da migranti e gestito dai movimenti antagonisti, ha lasciato il segno. E una circolare firmata dal ministro degli Interni Marco Minniti ha tracciato le linee guida da seguire: tolleranza zero, ma prima di far entrare in campo le forze dell'ordine, deve esserci un'alternativa.
LA «LISTA TRONCA»
Al momento fa fede la lista lasciata dall'ex commissario del Campidoglio, Francesco Paolo Tronca, nella quale si fa l'elenco degli stabili occupati: 74 in tutto. Tra questi c'è anche quello di Casapound, che finora non era mai rientrato nelle priorità (la cosiddetta «lista ristretta», della quale fanno parte soltanto 16 indirizzi).
Ora su input della magistratura sono mutate le esigenze. E la sede del movimento neofascista è entrata nel mirino, così come gli altri due immobili citati nella lettera di convocazione inviata dal prefetto alla sindaca Raggi e al governatore della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. Oggi il tavolo dovrà dare una risposta sul metodo ma soprattutto anche nel merito dei tre singoli casi. La rappresentante del Governo si aspetta che Comune e Regione propongano un percorso condiviso e rapido per liberare i tre immobili. Una vicenda che, a 40 giorni dalle elezioni politiche del 4 marzo, rischia di essere esplosiva.
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