Roma, Casamonica: stretta del Viminale, giro di vite sui sorvoli e rete unica fra le polizie

Roma, Casamonica: stretta del Viminale, giro di vite sui sorvoli e rete unica fra le polizie
di Simone Canettieri e Sara Menafra
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Domenica 23 Agosto 2015, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 19:03

«Non deve più succedere». L’ha detto ieri il ministro degli Interni Angelino Alfano e lo ribadirà lunedì il prefetto Franco Gabrielli che ha convocato un comitato straordinario dell’ordine pubblico e la sicurezza per discutere di quanto accaduto giovedì mattina coi funerali del «Re» dei Casamonica Vittorio.

Presenti anche il comandante dei vigili urbani Raffaele Clemente, il vicesindacoMarco Causi, il comandante provinciale dei Carabinieri Salvatore Luongo, il capo di gabinetto della Questura Luigi De Angelis, la discussione si concentrerà sui provvedimenti da prendere.

E’ possibile, anche se la valutazione arriverà solo a riunione conclusa, che siano presi provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili dei commissariati e delle stazioni dei Carabinieri a vario titolo coinvolti nel pasticciaccio di giovedì.

D’accordo anche con il capo della polizia Alessandro Pansa, sarà disposta un’ispezione negli uffici della Questura. E, soprattutto, si discuterà di come strutturare una «procedura» informativa per cui in casi analoghi (ovvero di massima attenzione) le notizie debbano essere obbligatoriamente inviate ai vertici territoriali di Polizia e Carabinieri. Con maggiori scambi di informazioni tra le due forze dell’ordine.

LA RELAZIONE Ieri pomeriggio, Gabrielli ha consegnato al ministro diciotto pagine di relazione in cui ricostruisce l’accaduto. Il risultato è quello che si intuiva nelle prime ore: una catena di piccoli errori che coinvolgono due ”soldati semplici”, o quasi. Il militare in servizio nella Tenenza dei Carabinieri di Ciampino, dove il mercoledì viene inviata la comunicazione formale di quanto sarebbe avvenuto giovedì mattina. E’ Antonio, figlio di Vittorio Casamonica, ad avere chiesto e ottenuto di lasciare i domiciliari.

Il sottoufficiale in servizio riceve la comunicazione del tribunale di Sorveglianza e la gira al commissariato di zona senza avvertire i livelli gerarchici superiori. Errore analogo per l’agente in servizio al commissariato Romanina, che ha ritenuto la comunicazione dei Carabinieri, della sera del 19 agosto, routinaria e non ha informato né la questura né il suo dirigente. Lo stesso commissariato, specifica la relazione, la mattina del 20 ha notificato altri due permessi concessi ai nipoti di Vittorio Casamonica, sebbene a funerali già in corso. Solo la riunione di lunedì chiarirà se a questi errori seguiranno provvedimenti disciplinari.

NOTIZIE NON VEICOLATE In ogni caso, il prefetto Gabrielli ha impiegato poco tempo a trarre le conclusioni: «Le evidenze raccolte - scrive nelle ultime pagine - mettono in luce come, nella fase antecedente all’evento, sia mancata una veicolazione di notizie, che, sia pure attraverso provvedimenti dell’autorità giudiziaria, erano pervenute agli organi di polizia».

Bastava tirare le somme, spiega il prefetto: «Tali notizie, se messe a sistema con l’adeguata conoscenza delle specifiche realtà del territorio e degli ambienti sensibili in cui gli eventi stavano maturando, avrebbero consentito di disporre di un quadro informativo adeguato ad allertare le autorità di pubblica sicurezza». In sostanza, quindi questore e prefetto «non hanno avuto contezza» di quel che accadeva. Senza citarli direttamente, perché fuori dalle sue competenze, Gabrielli evidenzia anche gli errori dei vigili urbani: «D’altro canto, anche durante il divenire degli eventi, ha difettato una corretta e condivisa veicolazione delle notizie e capacità di lettura dei fatti».

Insoma, i caschi bianchi erano lì e potevano allertare le forze di polizia. «E’ evidente - è la conclusione - come le criticità emerse debbano formare oggetto di una approfondita analisi al fine di individuare i meccanismi correttivi da implementare».

L’idea, di cui si discuterà lunedì è appunto quella di procedure più rigide, che prevedano un’allerta ”generale” per eventi che coinvolgono esponenti di spicco di organizzazioni criminali di primo piano.

E’ quello che accade in città più abituate alla presenza della criminalità organizzata. E ora che anche nella capitale le inchieste sulla mafia non mancano, prefetto e ministro si aspetti che l’attenzione cambi di livello.