Il parroco si difende: «Il funerale di Casamonica lo rifarei»

Il parroco si difende: «Il funerale di Casamonica lo rifarei»
di Mirko Polisano
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Venerdì 21 Agosto 2015, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 19:37

Don Giancarlo Manieri, guida don Bosco dal 2011. Salesiano, originario delle Marche ed ex giornalista, è lui il sacerdote che ha celebrato ieri mattina, nella parrocchia al Tuscolano, il rito funebre dell'uomo che si definiva il “re di Roma”. Il parroco non si pente di aver celebrato il funerale e dice che sarebbe pronto a rifarlo.

Non ha provato imbarazzo a celebrare il funerale di un boss?

«Assolutamente, no.

In realtà, io ho saputo all'ultimo momento cosa stava accadendo. Quasi per caso. Avevo notato alcune incertezze negli occhi dei miei confratelli. Più di uno di loro mi ha detto: “Allora lo celebri tu, eh?” Io non mi sono tirato indietro. Cosa dovevo fare?».

Come giudica questa spettacolarizzazione del rito?

«Io non sono uscito fuori. Mi hanno raccontato quello che è successo: della carrozza, dei cavalli e dell'elicottero. Io mi occupo di quello che succede dentro la chiesa».

Petali di rosa lanciati dall'elicottero, carrozza con cavalli, Rolls Royce, gigantografie e musiche del "Padrino" suonate dalla banda, non le sembra un eccesso?

«Ripeto. Non ne sapevo nulla, non ne ero stato informato. E comunque si è svolto tutto fuori dalla chiesa».

Però i manifesti erano anche sul sagrato della parrocchia.

«Ho chiesto chi li avesse messi e chi era vicino a me mi ha riferito che sono stati proprio i Casamonica. Nel frattempo, stava arrivando il feretro e non si potevano levare. Poi è iniziata la funzione ed è calato il silenzio».

Che clima si respirava in chiesa?

«Sono entrati con quel poco di confusione che capita sempre. Li ho invitati a sedersi e non è più volata una mosca».

Nell'omelia ha fatto qualche riferimento particolare alla vita di “Fratello Vittorio”, come lo ha chiamato lei?

«Ho parlato di speranza e di come ci si debba preparare alla morte. Ma credo siano da evitare le omelie ad personam».

Lei conosce i Casamonica?

«Ne ho sentito parlare più volte. Ma personalmente non li ho mai visti né incontrati».

Se avesse saputo che il funerale era di un boss, lo avrebbe celebrato ugualmente?

«Perché no? Rifiutarlo che cosa significava? Il perdono c'è per tutti. La chiesa non discrimina, io l'assoluzione la do a tutti».

Ma a Piergiorgio Welby furono negati.

«All'epoca i confratelli si erano detti disposti a celebrare le esequie di Piergiorgio Welby. Ma dall'alto delle nostre gerarchie si presero la responsabilità, anche perché in quel caso la persona abiurò la religione».

Non ha rimorsi?

«Io ho fatto quello che andava fatto».