Casalotti, il rione dove don Gaetano insegna regole non scritte

Casalotti, il rione dove don Gaetano insegna regole non scritte
di Laura Bogliolo
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Domenica 22 Dicembre 2013, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 15:18

ROMA - Quando ti dicono che �l’attenzione per le emozioni di un bambino pu� determinare il suo futuro� , che spesso «i disturbi di apprendimento non nascono da reali problemi cognitivi, ma dall’affetto», quando una signora raccontandoti il primo incontro con un ragazzino definito «aggressivo» ti dice che lo ha subito abbracciato, allora capisci di stare nel posto giusto. Capisci che quel posto è Casalotti, fuori dal Raccordo, fuori dalle rotte dei servizi più fondamentali, ma completamente dentro una realtà fatta di solidarietà e associazionismo. «Quartant’anni fa abbiamo dovuto manifestare per ottenere gli autobus, oggi continuiamo a lottare per dare un futuro migliore ai nostri figli» dice Fernando, 70 anni, seduto su una panchina in piazza Ormea, cuore del quartiere incastonato nella periferia nord-ovest, dove i marciapiedi sono un miraggio, il traffico su via Boccea mangia pezzi di vita ogni giorno, l’assenza di una scuola superiore fa quasi «emigrare» la mattina i ragazzini che ingaggiano viaggi della speranza a bordo di bus stracolmi.



L'ASCOLTO

L’abbraccio con quel ragazzino definito «con devianze» lo mima Maria Santa Lorenzini, psicologa, nata e cresciuta a Casalotti che ha deciso di restare nel suo quartiere «per dare a tutti la possibilità di farcela». Lorenzini coordina la onlus La casa sull’albero che si occupa di «disagio giovanile, assistenza alle famiglie e lotta da anni contro l’alcolismo». L’associazione gestisce gratuitamente «lo sportello d’ascolto nell’Istituto comprensivo via Boccea 590». Oltre 2.000 richieste di aiuto, «il bisogno di togliere dalla strada i ragazzini, di ascoltarli, di offrirgli un’alternativa» a una vita che potrebbe presto scivolare via tra bullismo, alcolismo e aggressività. «L’alcolismo tra le adolescenti è veramente una piaga» dice la psicologa. Al suo fianco la preside Ermenegilda Esposito che parla dei «laboratori di studio pomeridiani che sono come piccole botteghe d’arte dove ogni bimbo può trovare la sua strada». I ragazzini che escono da scuola li vedi sfiorare camion e auto su via di Casalotti e via Boccea dove i marciapiedi sono quasi un miraggio. Quegli stessi ragazzini che quando vanno in centro dicono «andiamo a Roma» (VIDEOINTERVISTA).



Traffico e servizi «Il traffico è una piaga - dice Giuseppe Strazzera, del comitato di quartiere N.a.r.n.o - aspettiamo da tempo l’ampliamento di via Boccea. Nel quartiere mancano i servizi, abbiamo lottato per avere due uffici postali, per andare al cinema dobbiamo andare a Ottavia. Il teatro? Si deve ”emigrare” in centro. Vorremo piste ciclabili e più sicurezza, perché quando cala la notte questo non è un quartiere tranquillo» (videointervista). Le cronache raccontano di spaccio di cocaina, rapine, furti e dell’arresto lo scorso anno di Umberto e Francesco Bellocco, figli di un boss di Rosarno.



IL RISCATTO

«Ma da Casalotti sono usciti molti giovani con un futuro» dice con grinta Francesco Lotrionte dell’Asd Football club Casalotti, che è stato il primo allenatore di Francesco Proietti Gaffi, portiere della Primavera della Roma. Da Casalotti provengono anche Maurizio Domizzi (Udinese) e Federico Di Giovanni (Juventus). Dà speranza ai giovani da una vita padre Gaetano Greco, cappellano del carcere minorile di Casal del Marmo, che a Casalotti ha creato la casa famiglia Borgo Amigò: quel centro che sembra un piccolo Paradiso, un’occasione per iniziare una seconda vita, dove campeggia in un prato verdissimo un cancello solitario senza recinzione (videointervista). «È l’emblema delle regole non scritte che ognuno di noi deve avere nel cuore e nella mente, è il segnale del percorso da fare: dove tutto è aperto, ma sei tu che devi essere responsabile - dice padre Gaetano - i giovani non devono solo voler uscire dal carcere fisico, devono imparare a uscire da tutte le cose che li condizionano, da quel carcere che spesso, purtroppo, è dentro di loro». Le chiavi potrebbero essere nascoste in quell’abbraccio che la psicologa della scuola di via Boccea ha mimato con tanto affetto.

laura.bogliolo@ilmessaggero.it

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