Mafia capitale, Carminati nella stessa cella che ospitò Priebke e Corona

Mafia capitale, Carminati nella stessa cella che ospitò Priebke e Corona
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Sabato 13 Dicembre 2014, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 14:01
È nella settima sezione del reparto 'Nuovi Giuntì di Regina Coeli. Massimo Carminati, numero uno dell'ordinanza su 'Mafia capitalè che ha portato in carcere 37 persone, è in una cella di circa 10 metri quadri, con il bagno annesso. Il letto con la branda. Sul tavolino, carta e penna. Prima di lui per quella cella «erano passati Fabrizio Corona», l'ex 're dei paparazzì e «anche l'ex capitano delle SS, Erich Priebke», spiegano alcuni agenti del carcere romano.

«I primi giorni ha mostrato atteggiamenti scostanti -raccontano ancora i baschi azzurri- è una personalità forte, dai modi risoluti. Uno abituato a comandare».



Ora il "quarto re di Roma" è solo, anche all'ora d'aria. Incassa le limitazioni del suo nuovo status, «ma non parla». Il blitz dei Ros che gli ha fatto scattare le manette ai polsi su una strada di Sacrofano, lo ha catapultato in un'altra realtà, fatta di muri spessi, regole e sbarre.



L'inchiesta del procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, lo ha riportato 'dentrò. E ora ha 56 anni. «Negli ultimi giorni sembra si sia reso conto che non sta più nel 'Mondo di mezzò -dicono ancora gli agenti- in carcere ci sono regole precise, e ognuno deve rispettarle». Il 'nerò di Romanzo Criminale, l'ex Nar accusato di avere legami con la Banda della Magliana, «mangia poco» e soprattutto «non parla con nessuno».



Anche con il personale, si limita a pochi scambi di battute: «Chiude subito i discorsi -dicono gli agenti che più sono in contatto con il presunto capo di 'Mafia capitalè- senza dare possibilità di replica». Uno stile olofrastico, quello di Carminati: «usa il 'sì' o il 'nò. Poi basta. Resta chiuso nel suo silenzio».



Guarda spesso verso le sbarre, assorto nei suoi pensieri.
Nella sua casa di Sacrofano i Carabinieri del Ros hanno trovato anche una 'katanà, una spada da samurai. Ma ora il 'guerciò, come è soprannominato Carminati per via dell'occhio sinistro perso in seguito a una sparatoria con la Digos, «guarda spesso verso le sbarre, assorto nei suoi pensieri» tra le mura di Regina Coeli. Forse pensa anche a quell'intercettazione (con Riccardo Brugia e Cristiano Guarnera, due degli indagati) 'catturatà il 12 dicembre 2012: «è la teoria del mondo di mezzo, compà. Ci stanno.. come si dice.. i vivi sopra e i morti sotto. E noi stiamo nel mezzo...». Prima che arrivasse la procura di Roma a sparigliare i giochi.
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