Carminati, il giallo del dossier del Sismi. Pignatone: «Non l'ho mai ricevuto»

Carminati, il giallo del dossier del Sismi. Pignatone: «Non l'ho mai ricevuto»
di Sara Menafra
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Mercoledì 15 Luglio 2015, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 09:10
Il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti vuole vederci chiaro. Dopo che ieri il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ha confermato che al suo ufficio non è mai arrivata una dettagliata relazione dei servizi segreti (e più precisamente del controspionaggio del Sismi) che già nel 2003 evidenziava le attività economiche e l’alto tenore di vita di Massimo Carminati e sottolineava come la cosa avrebbe meritato approfondimenti da parte dell’autorità giudiziaria, i membri del comitato hanno deciso di attivare una vera e propria attività ispettiva all’interno dell’intelligence, sulla base degli ampi poteri di controllo garantiti dalla legge 124 del 2007. «Ci riconvocheremo per continuare l’indagine - spiega Rosa Calipari, membro del Copasir in quota Pd - e per comprendere meglio che rapporto c’è stato in questi anni tra Massimo Carminati e il sistema di intelligence».



Il punto è proprio quel documento datato 2003. Una articolata relazione firmata dal servizio di controspionaggio del Sismi, intitolata «Frate» e basata su un documentato pedinamento del Nero Carminati. Nel testo si evidenziano molti motivi di «sospetto» sul comportamento dell’ex Nar che, se fossero arrivati in procura allora, forse avrebbero persino evitato che la Mafia capitale di Carminati allungasse i suoi tentacoli sull’amministrazione capitolina: si dice che pur risultando nullatenente, già allora il Nero guidava una Ferrari intestata ad un altro nullatenente; si parla della sua gestione di fatto del ristorante «Frate» sequestrato a gennaio e intestato al suo braccio militare Riccardo Brugia e si dice anche del benzinaio che dodici anni dopo si rivelerà essere il suo quartier generale.



I DUBBI SUL SISMI

La firma dell’agente che ha realizzato il dossier sottolineando l’importanza di inviarlo all’autorità competenti è illeggibile. Ma i commissari hanno notato che ai vertici della Prima divisione del Sismi allora guidato dal generale Nicolò Pollari, tra il 2003 e il 2004 c’erano due persone poi finite nell’inchiesta sul rapimento di Abu Omar: il generale Gustavo Pignero, prima (deceduto) e Marco Mancini poi. Entrambi venivano dai carabinieri, avevano esperienza di anticrimine e dunque erano sicuramente in grado di valutare l’importanza del documento realizzato dal loro agente. Eppure, La carta nella procura di Roma non si trova. E anzi, nel corso dell’audizione di ieri il procuratore capo Pignatone ha infilato un aggettivo che dice molto: «Non ci risultano rapporti attuali tra Carminati e i servizi». Attuali.
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