Tavolino selvaggio, la linea morbida del neo assessore: «Il numero? Decide il mercato»

Tavolino selvaggio, la linea morbida del neo assessore: «Il numero? Decide il mercato»
di Camilla Mozzetti
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Domenica 20 Maggio 2018, 10:08
Le undicimila bancarelle di Roma? «Al mondo comandano mercato e domanda». Quando Carlo Cafarotti, neo assessore al Commercio di Roma Capitale, nel suo ufficio in via dei Cerchi risponde alle prime domande, già si intuisce il cambio di passo con il predecessore Adriano Meloni. L’approccio alla materia è molto più metodologico, pratico e meno estroverso. Le priorità, per il momento, si concentrano su argomenti finora poco battuti: piccoli esercenti, botteghe storiche, formazione e lavoro. Ambiti che, nel panorama del commercio romano, appaiono di secondo piano.
Sarà per questo che né Meloni né il suo antagonista, Andrea Coia, (consigliere M5S, presidente della commissio- ne Commercio) se ne erano mai occupati.

Assessore Cafarotti, quello che a Roma balza di più agli occhi è il commercio ambulante e l’abusivismo, cosa farà?
«Balza ai suoi di occhi, ai miei ci sono molti piccoli esercenti che fanno un lavoro quasi stoico, ci sono le botteghe artigiane poi c’è anche in seconda battuta e in subordine l’abusivismo».

Le bancarelle sono poche o tante?
«C’è quel numero perché c’è quel tipo di domanda».

Ma anche in viale America, zona dove lei risiede, abusivi ed ambulanti invadono le strade, abbassando il livello di decoro cittadino...
«Concordo».

E cosa pensa di fare?
«Stiamo rilocalizzando alcuni posteggi, come a via Tuscolana e a via Ojetti, e poi facciamo più controlli».

Se mai entrerà in vigore la Bolkestein, le licenze dovranno essere messe a bando e si dovrà procedere con una riduzione dei posteggi. Diversi esponenti M5S hanno mostrato la loro contrarietà alla direttiva, lei da che parte sta? «Sto nel quadro della legalità e sto dalla parte di ciò che siamo chiamati a fare. La direttiva favorisce la competizione. Direzione esattamente opposta a quella della conservazione».

A proposito di competizione e conservazione: con l’ultimo bando della Festa della Befana, a piazza Navona sono tornati gli operatori storici. Che si farà per la nuova edizione?
«Ho predisposto una memoria di giunta: ad oggi dobbiamo assegnare i posteggi vacanti, questo è l’unico grado di libertà che ha questo assessore. L’idea è quella di ridare qualità alla Festa della Befana attraverso l’estensione dell’offerta merceologica».

E sui banchi assegnati non può fare nulla?
«Voleva farmi fare i miracoli?».

Perché, togliere i Tredicine da Piazza Navona lo considera un miracolo?
«Gli operatori sono operatori. Quelli che hanno preso i posteggi li hanno vinti a norma di legge, secondo il bando. Ora il punto è aumentare la qualità della festa, facilitando l’artigianato artistico e d’eccellenza».

Ma nel bando per i posti vacanti varrà sempre l’anzianità? Così il risultato rischia di essere lo stesso...
«Questo non è un grado di libertà che ho. Quel criterio non posso toglierlo».

E cosa intende fare durante il suo mandato?
«Dobbiamo ridare spazio alla formazione e al lavoro, mi piacerebbe rivedere qualche bottega storica. Da un lato salvare i mestieri e dall’altro dare lavoro ai ragazzi».

Si avvarrà dell’aiuto del suo predecessore Meloni?
«Adriano è una persona brillante, farà parte del mio staff».

Ma tra lui e Coia chi sceglie? «E chi ha detto che devo scegliere? Il mio obiettivo è creare armonia e un gruppo trasversale, tra organo politico, esecutivo e uffici, che funzioni».
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