«Capocotta, struttura abusiva», chiude la spiaggia dei nudisti istituita 16 anni fa da Rutelli

«Capocotta, struttura abusiva», chiude la spiaggia dei nudisti istituita 16 anni fa da Rutelli
di Giulio Mancini
3 Minuti di Lettura
Venerdì 14 Agosto 2015, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 16 Agosto, 18:57

Per sedici anni ha costituito un primato nazionale del quale Roma può andare fiera: la prima spiaggia per naturisti riconosciuta dalle istituzioni. A distanza di tutto questo tempo, il Municipio di Ostia si accorge che la struttura, inaugurata dall’allora sindaco Rutelli, è abusiva. E che va demolita.

Succede a Capocotta, km 9,500 della via Litoranea Ostia-Anzio. Qui, dopo decenni di tolleranza, il 22 luglio 1999 il Comune di Roma autorizzava con una specifica delibera consiliare approvata all’unanimità la nascita della prima spiaggia naturalista ufficiale della Penisola.

A una manciata di chilometri da Roma e aperta anche ai cosiddetti “tessili” ovvero a coloro che amano prendere il sole in costume da bagno.

Con quella delibera il Campidiglio autorizzava anche «la realizzazione di strutture atte all’esercizio della pratica naturalistica». E, infatti, l’anno dopo, all’inizio dell’estate 2000, il sindaco Francesco Rutelli e il suo assessore all’Ambiente Loredana De Petris, inaugurano il chiosco-bar, con annessi servizi igienici, spogliatoi e docce gratuite.

IL MUNICIPIO

Il X Municipio ha scoperto che l’Oasi naturista è abusiva e con una specifica determina dirigenziale ne ha ordinato la immediata demolizione.

Il provvedimento fa seguito alla richiesta di riconsegna delle chiavi ingiunta dal Municipio ai gestori degli altri cinque chioschi di Capocotta, nell’ordine Zagaja, Mediterranea, Settimo cielo, Porto di Enea e Mecs Village. Le concessioni del 2000 sono scadute e agli assegnatari degli stabilimenti è addebitato anche il pagamento di arretrati nei canoni di locazione del servizio. Che sia imminente un intervento di sgombero delle strutture è testimoniato dal fatto che ieri mattina i vigili urbani hanno posizionato nell’intero tratto di spiaggia libera cartelli in quattro lingue con su scritto: «attenzione, balneazione non sicura per mancanza del servizio di salvataggio».

Ovviamente la posa delle tabelle ha fatto il giro dei social facendo esplodere l’ilarità, considerato che ogni cento metri a Capocotta c’è una postazione di salvataggio. «Solo nel nostro impianto ci sono cinque assistenti in servizio continuativo - sottolinea Claudio Presutti del Mediterranea - E’ evidente che la posa di quei cartelli lascia supporre uno sgombero imminente delle strutture, ma non comprendiamo questo sia possibile visto che il Campidoglio o il Municipio non hanno lanciato nessuna gara di evidenza pubblica per l’affidamento della gestione».

I CONTROLLI

Ieri le forze dell’ordine hanno diffuso il bilancio di controlli in due chioschi delle spiagge libere di Ostia Ponente nei quali, a diverso titolo, sono contestate sanzioni per «ampliamento della superficie commerciale dedita alla somministrazione, mancata emissione scontrini fiscali, prodotti alimentari non conformi, non conformità requisiti luoghi di lavoro» con «denuncia in stato di libertà per il legale rappresentante».

«Ci multano perché abbiamo messo sedie e tavolini a disposizione di chi porta cibi e bevande da casa oppure perché, in mancanza di pareti libere, gli estintori invece di essere appesi erano a terra» contesta Damiano Telesca de “Le Tamerici”. «La Finanza e la Capitaneria di Porto non hanno riscontrato anomalie e nessun commercio abusivo su area demaniale - aggiunge Gabriele Pasquarelli del ”Blanco” - Mancavano gli armadietti del personale perché nel chiosco comunale di 16 metri quadrati non c’è spazio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA