L’associazione poi denuncia: «L’ingiunzione di rilascio dei moduli abitativi entro il 15 giugno, per essere stoccati a tempo indeterminato in un’area abbandonata, è l’ennesima azione di un Piano inefficace, che non prevede l’avvio di alcun processo partecipativo con i destinatari delle politiche. In particolare, intimare alle persone di abbandonare i moduli abitativi senza fornire alcuna soluzione abitativa alternativa, viola tutti gli standard internazionali sul diritto all’alloggio - oltre ad andare in netto contrasto con i principi della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei rom, sinti e caminanti - e pone le famiglie rom in una situazione di gravissima vulnerabilità, vedendosi costrette a dormire all’addiaccio o ad allontanarsi dall’insediamento per adattarsi a soluzioni informali, temporanee e precarie».
«Colpisce - prosegue l’associazione - come il Comune di Roma adotti la scelta di sottrarre i container presenti nel Camping River con l’unico obiettivo di esasperare le famiglie presenti, nella speranza che le stesse, private dell’abitazione, lascino spontaneamente l’insediamento. È questo il superamento dei campi annunciato un anno fa dalla sindaca Raggi? Rendendo 400 persone ostaggio dell’incapacità comunale di avviare percorsi inclusivi?. Chiediamo con estrema urgenza al Comune di tornare sui propri passi e optare per soluzioni ragionate e condivise. Superare i campi della Capitale non può e non deve significare per soggetti per i quali è stato certificato lo stato di indigenza, lasciare gli stessi senza un tetto sopra la propria testa».
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