«Campidoglio, nomine dirigenti sospette, inchiesta su due giunte»

«Campidoglio, nomine dirigenti sospette, inchiesta su due giunte»
di Michela Allegri
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Martedì 15 Dicembre 2015, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 18:06
Dopo Mafia Capitale e dopo lo "scontrino-gate", costato al sindaco Ignazio Marino il posto di primo cittadino e l'accusa di peculato, una nuova tegola giudiziaria rischia di abbattersi sul Campidoglio. La Guardia di Finanza ha depositato in Procura un'informativa che potrebbe travolgere la giunta del chirurgo dem e quella del suo predecessore, Gianni Alemanno. Nel mirino degli investigatori, che ipotizzano i reati di abuso d'ufficio e truffa, ci sarebbero le procedure di nomina di dirigenti e capi di dipartimento e, soprattutto, il trattamento economico a loro riservato, che potrebbe essere stato nettamente superiore rispetto al dovuto. Nel documento, vengono fatti i nomi di una cinquantina, tra dirigenti e politici, che ora potrebbero rischiare l'iscrizione sul registro degli indagati. 



GLI INCARICHI
Gli accertamenti riguarderebbero gli anni dal 2008 al 2015 e sarebbero scaturiti da verifiche interne al Comune e da indagini di polizia giudiziaria. Sotto la lente degli inquirenti, ci sarebbero decine di nomine avvenute per chiamata diretta e, ora, nel mirino dei magistrati di piazzale Clodio potrebbero finire sia i presunti responsabili dell’irregolarità sia i soggetti che avrebbero beneficiato del trattamento di favore. Va specificato che non è detto che nelle nomine in questione sia ravvisabile un profilo di reato. È infatti lecito procedere ad assunzioni per chiamata diretta in alcuni uffici posti alle dirette dipendenze del sindaco, della giunta o degli assessori. Il sospetto, però, è che possano essere stati ingaggiati soggetti privi dei requisiti necessari e, soprattutto, con uno stipendio più alto rispetto a quanto stabilito dalla legge. 
Il trattamento economico previsto per dirigenti e capi di dipartimento, infatti, non sarebbe stato deciso applicando la normativa di riferimento per gli enti locali, ma facendo valere un altro ordinamento burocratico. Ora, investigatori e magistrati dovranno stabilire se le procedure siano state regolari o se, invece, siano stati in qualche modo favoriti individui “privilegiati”. Da qui, le ipotesi di abuso d'ufficio e truffa già finite al vaglio della Procura.

I PRECEDENTI
Non è la prima volta che il Comune di Roma viene travolto da “scandali”. Il Campidoglio, infatti, si è da poco costituito parte civile nel procedimento a carico dell'ex sindaco Alemanno, coinvolto nell’inchiesta Mafia Capitale. 
Secondo la Procura, il politico, accusato di corruzione e illecito finanziamento, avrebbe ricevuto 125 mila euro per il compimento di atti contrari ai doveri d'ufficio. Le somme sarebbero state erogate, tra gli altri, da Salvatore Buzzi, il re delle cooperative rosse braccio destro di Massimo Carminati, considerato il boss della cupola mafiosa che per anni avrebbe tenuto sotto scacco Roma. I fatti contestati all'ex primo cittadino risalgono al periodo che va dal 2012 al 2014.

GLI SCONTRINI
L'ultima magagna giudiziaria, in ordine di tempo, vede invece protagonista il successore di Alemanno, Ignazio Marino, indagato per peculato per aver saldato con la carta di credito del Campidoglio alcune cene fatte passare come banchetti istituzionali, ma giustificate con scontrini irregolari. 
Recentemente, il pm Roberto Felici, che coordina l'inchiesta, ha conferito al Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza una nuova delega d'indagine, disponendo di allargare gli accertamenti, inizialmente focalizzati su sette cene sospette, a tutti i banchetti consumati dal chirurgo dem per motivi di lavoro durante i due anni di mandato. Le cene attualmente nel mirino della Procura sarebbero una trentina. Il magistrato, inoltre, ha concluso le audizioni dei membri dello staff di Marino che, sostanzialmente, non hanno confermato la versione dei fatti fornita dall'ex inquilino del Campidoglio. Il medico, infatti, subito dopo l'esplosione del caso, si era presentato a piazzale Clodio per fornire ai pm dichiarazioni spontanee. In quell'occasione aveva dichiarato che le firme sui giustificativi di spesa non erano sue, ma probabilmente erano state apposte da qualcuno dello staff. 

LE AUDIZIONI
Negli ultimi giorni, inoltre, le Fiamme Gialle hanno anche iniziato le audizioni dei ristoratori che hanno ospitato nei loro locali l'ex primo cittadino e i suoi ospiti. Lo “scontrino-gate” è scattato in seguito alle dichiarazioni di alcuni di loro. Il titolare del “Girarrosto Toscano”, per esempio, aveva raccontato in un'intervista che, diversamente da quanto scritto nella nota ufficiale, il sindaco trascorse la sera di Santo Stefano del 2013 con la famiglia e non con alcuni rappresentanti della stampa. Marino, in un'operazione di trasparenza, aveva appena reso pubblici i giustificativi di spesa relativi ai banchetti istituzionali. Alcuni commensali, però, avevano smentito di essere stati a cena a spese del Comune.
 
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