Roma, cacciatore ucciso durante una battuta al Parco di Veio: i due amici a processo

Roma, cacciatore ucciso durante una battuta al Parco di Veio: i due amici a processo
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Venerdì 16 Settembre 2016, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 08:00

Premette il grilletto convinto di aver puntato il fucile contro un cinghiale. Invece, quel colpo raggiunse al petto uno dei suoi compagni di caccia, Andrea Pulerà, uccidendolo durante una battuta abusiva nel Parco di Veio. Ora, il bracconiere Roberto Di Marco, 56 anni, è finito a processo per omicidio colposo. Insieme a un amico, Daniele Belli, è accusato anche di omissione di soccorso. Subito dopo l'incidente, quando Pulerà era in gravi condizioni ma ancora vivo, i due avrebbero ritardato il trasporto in ospedale. Gli imputati avrebbero infatti potuto accompagnare la vittima all'ospedale Sant'Andrea, poco distante dal parco. Invece, secondo quanto ricostruito dalla pm Nadia Plastina, avrebbero guidato per 60 chilometri, arrivando all'ospedale Grassi di Ostia e facendo anche una sosta a casa per riporre i fucili.
LA NOTTE FATALE
I fatti risalgono al 20 ottobre 2013. E' piena notte quando i bracconieri si trovano al parco di Veio, dove hanno organizzato una battuta di caccia illegale. I tre si dividono: Di Marco si apposta tra i cespugli, mentre Belli e Pulerà prendono un'altra direzione. Il cinquantacinquenne impugna un fucile a pallettoni, calibro 12. Dopo pochi minuti di attesa, sente un rumore e spara. «Fermati! Siamo noi!», urla Belli. Ma è troppo tardi. I pallini si sono già onficcati nel petto di Pulerà, che si è accasciato al suolo. Presi dal panico, i due imputati ritardano la corsa in ospedale. Ora, devono rispondere di omissione di soccorso. Di Marco è accusato anche di omicidio colposo aggravato dalla previsione dell'evento. Per la Procura, avrebbe anche violato le norma comportamentali della caccia, «omettendo di indicare la propria presenza con segnali rivolti ai compagni o ad eventuali persone», si legge nel capo d'imputazione.
Mic. All.
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