Buzzi e il business del centro immigrati: «Se parlo, cade il governo»

Buzzi e il business del centro immigrati: «Se parlo, cade il governo»
di Cristiana Mangani
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Martedì 9 Giugno 2015, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 09:43
Una lunghissima dichiarazione spontanea che parte dalla nascita della Cooperativa 29 giugno e arriva al discusso Cara di Mineo, passando per vari sindaci della Capitale. Salvatore Buzzi, ras della coop romane, chiede di parlare con i magistrati il 31 marzo del 2015. Poche ammissioni, una giustificazione per ogni cosa, tanti amici e nessuna mazzetta. L'indagato viene sollecitato più volte dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal pm Giuseppe Cascini che gli chiedono di entrare nel merito delle contestazioni.



Finché Buzzi non arriva al Cara di Mineo e accelera, fa dietrofront, riparte in quarta, come se volesse rivelare chissà quale segreto, e non sa se è il caso di farlo. «Dottore - si rivolge a Cascini - devo dire delle cose su Mineo». Vorrebbe un po' parlare e un po' no. Alla fine azzarda: «Su Mineo casca il Governo...io potrei, cioè, se possiamo spegnere il registratore glielo dico, se può spegnere un secondo». E il pm: «È vietato dalla legge e noi le cose vietate dalla legge non le facciamo. Forse lei non ci crederà ma ancora in questo Paese c'è qualcuno che segue le regole».



LA GARA SICILIANA

Buzzi insiste inutilmente. Vorrebbe parlare ma esita perché forse pensa ancora di poter godere di favori. «Io sono un povero disgraziato, non so le cose direttamente su Mineo. A me questa storia l'ha raccontata Luca Odevaine. So che il Comune indice la gara, il Comune, il Consorzio, indice la gara e credo che il sottosegretario Castiglione sia fortemente interessato a questa cosa, e fa si che la gara venga aggiudicata, almeno così, venga, insomma, indicato chi è il soggetto che dovesse vincerla nel 2012».



A questo punto il pm chiede: «Solo per chiarezza, è sempre stato Odevaine a dirle queste cose su Castiglione?» «Sì - aggiunge Buzzi - doveva vincerla un'Ati, questa Ati che c'era, che era costituita tra chi faceva i servizi di accoglienza, tra chi faceva i servizi di ristorazione, tra Pizzarotti che manteneva l'immobile. Poi nel 2014, la gara viene bandita nuovamente perché era scaduta la prima» e «la gara è stata riaggiudicata con un bando sartoriale...perché se tu mi prevedi un bando che doveva avere il centro cottura a 20 km, e ce l'ho solo io il centro cottura a 20 km, solo io posso partecipare. Nessuno potè partecipare, questo è quello che mi ha raccontato».

Proprio ieri sera il presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone ha avviato il commissariamento dell'appalto da 100 milioni per la gestione del Cara di Mineo.



LA POLITICA

L'interrogatorio spazia tra i sindaci che hanno governato a Roma, i candidati da appoggiare, le gare vinte e gli iniziali difficili rapporti con Gianni Alemanno. «Sa quale era il suo limite? - afferma Buzzi - Che l'ultimo che andava da lui c'aveva ragione. Quindi se andava lei, aveva ragione lei, ci andavo io c'avevo ragione io, se andava lui c'aveva ragione lui. Perché non c'è una guida come Roma, tanto è vero che era chiamato Re Comanno, quindi nel 2010 davamo la caccia ad Alemanno per sapere dove andava, per chiedergli degli incontri per risolvere questi problemi. Nel 2011 i rapporti con l'amministrazione cambiano e diventano tranquilli, tanto è vero che nel 2012 arriviamo al famoso accordo per costruire il campo nomadi di Castel Romano».



Di corruzione Buzzi non vuole sentirne parlare. Pagamenti - per carità - tutti in chiaro per cene elettorali e quant'altro. «Noi sostenevamo attraverso contributi diretti alcuni candidati, e altri invece li abbiamo sostenuti attraverso la campagna elettorale diretta. Abbiamo finanziato sia Alemanno che, ma questo comunque è agli atti, poi abbiamo dato un contributo a Ozzimo, pure quello, e poi gli altri abbiamo fatto, i famosi cavalli che io dico in quella maniera orrenda di parlare che c'avevo, e di quello sono colpevole, noi sostenevamo Ozzimo, sostenevamo Coratti, sostenevamo Nieri e sosteniamo Laura Pastore. Laura Pastore poi non entrò. Coratti è quello del libro paga, gli abbiamo dato successivamente un contributo di 10 mila euro - è ancora il contenuto del verbale - Noi avendo tanti settori, c'era un settore che davamo come indicazioni di voto». «Al primo turno votammo Marino, e al secondo Alemanno. Il denaro era tutta roba “in chiaro”. Alemanno era alla Fondazione o pagavamo delle cene, a Marino un contributo abbiamo dato alla sua, mi sembra 30 mila euro gli abbiamo dato. O trenta o quaranta, mo' non mi ricordo...al suo comitato».



LO SPRAR DI ROMA

Non perde occasioni, poi, Buzzi per sottolineare che ognuno in politica fa i suoi giochi sporchi. E a proposito dei 2.500 posti Sprar del Comune di Roma dichiara: «È stata fatta una procedura senza gara e senza bando. 76 milioni di euro di affidamento. Giunta Marino eh? Noi sapevamo che c'era questa assegnazione di posti, tu se fossi un'amministrazione corretta, chiami tutti gli organismi che operano con te e gli dici “Ci saranno 2.500 posti Sprar, presentate i progetti che li valuteremo”, o fai un bando, fai una cosa, non fu fatto nulla. Io ho scritto alla dottoressa Bindi di essere sentito perché ce ne avrei di cose sul Comune di Roma, però non mi hanno voluto sentire».