Roma, «il bus va a fuoco, tutti giù»: è ancora psicosi incendi

Roma, «il bus va a fuoco, tutti giù»: è ancora psicosi incendi
di Camilla Mozzetti
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Sabato 19 Maggio 2018, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 10:41

La dinamica è sempre la stessa: il bus che cammina, l'autista che butta un occhio allo specchietto retrovisore e vede il fumo che sale. Si ferma impaurito, blocca il mezzo, fa scendere i passeggeri pochi o tanti che sono a seconda dell'orario e della zona di Roma e scarica un estintore in attesa dei vigili del fuoco. A volte va bene: quella bombola basta. Altre volte no. Com'è accaduto in via del Tritone appena dieci giorni fa quando un bus dell'Atac è stato avvolto dalle fiamme. La scorsa sera, conducente e passeggeri di un altro mezzo dell'azienda municipalizzata dei trasporti, si sono trovati a vivere, da protagonisti, quest'ennesimo racconto. Erano da poco trascorse le 23 quando in via Boccea, all'altezza della Circonvallazione Cornelia, dal mezzo della linea 906 è iniziato a uscire fumo dal vano motore, posto come in tutte le vetture nella parte posteriore.

Chi era a bordo è sceso in fretta, frastornato. Non ci sono stati feriti. «Ancora? Sta diventando un incubo», le frasi di alcuni malcapitati passeggeri. Sul posto sono arrivati i vigili del fuoco con una squadra e un'autobotte. L'intervento sarà registrato come principio di incendio al vano motore ma l'Atac smentirà, una volta uscita la notizia, l'accaduto. «Non si è verificato alcun principio di incendio su una vettura in servizio sulla linea 906». Per l'azienda di via Prenestina si è trattato di un «guasto al tubo di scappamento all'altezza del motore, che ha generato una fuoriuscita di fumo, inducendo l'autista all'uso dell'estintore. Non c'è stata alcuna generazione di fiamma».

LA PAURA
Quale che sia la causa di quel fumo, di certo i passeggeri e l'autista stesso non l'hanno vissuta bene. Nella concitazione di scendere dal mezzo, mentre cercavano di capire cosa stesse accadendo ma soprattutto di allontanarsi dall'ennesima vettura che si blocca durante il servizio.

GLI ALTRI CASI
Nella memoria collettiva dei pendolari romani, di chi per necessità e non per diletto, è costretto a viaggiare sui mezzi pubblici, troneggia ancora quella palla di fuoco e fumo nero che l'8 maggio scorso nel pieno Centro di Roma, a pochi passi da fontana di Trevi, ha distrutto un bus della linea 63. Nell'incendio è rimasta ustionata una donna mentre un altro mezzo a distanza di poche ore è andato a fuoco a Castel Porziano. Episodi tutt'altro che sporadici se si pensa a un altro mezzo (stavolta della linea 46) che tre giorni più tardi (l'11 maggio scorso) si è bloccato alle pendici dell'Ara Coeli. Il motivo? Dal vano motore usciva del fumo, derubricato dall'Atac come banale «avaria». In tutto, dall'inizio del 2018 si sono verificati undici episodi e in cinque di questi casi, il mezzo è stato completamente distrutto dalle fiamme di un incendio indomabile. E sarà forse solo un caso ma quasi tutti i mezzi uscivano dalle rimesse di Portonaccio e Tor Sapienza. Tanto che la procura di Roma ha aperto un'inchiesta sugli incendi e le esplosioni che stanno decimando il parco mezzi dell'Atac ipotizzando il reato colposo di danno in materia di incolumità pubblica.

L'occhio degli inquirenti è puntato sulle officine. Le indagini, tuttavia, si stanno allargando anche alla manutenzione e agli interventi di riparazione. Secondo una teste ascoltata in procura, i filtri antismog montati su alcuni mezzi non sarebbero omologati. L'Atac intanto che fa? Corre ai ripari pubblicando un bando da un milione 400 mila euro per installare nei vani-motore di 397 veicoli un sistema di spegnimento automatico incendi.
 

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