Ponte Milvio, picchiato dai bulli
mentre gli altri filmano con il cellulare

Ponte Milvio, picchiato dai bulli mentre gli altri filmano con il cellulare
di Davide Gambardella
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Giovedì 24 Aprile 2014, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 20:39
Prima gli schiaffi nei corridoi, poi le minacce: Ci vediamo fuori scuola.

E al suono della campanella, a pochi metri dal cortile, dai ceffoni si passa a una scarica di calci e pugni. Un pestaggio in piena regola, davanti a decine compagni di classe assurdamente divertiti.



TUTTI CONTRO

Che incitano il picchiatore, vogliono che scorra il sangue. E che riprendono l’agghiacciante sequenza con un telefonino, magari per pubblicarla su Facebook. «Daje, mena più forte!». A Carlo (il nome è di fantasia) l’ennesima aggressione dei baby-bulli della sua scuola gli è costata il ricovero in ospedale. Quindici anni, iscritto al primo anno, «un buono che non sa picchiare» lo descrive Anna, la madre del ragazzo. Quando è arrivato al pronto soccorso del Fatebenefratelli era letteralmente terrorizzato. Piangeva e non voleva parlare. Al punto da voler nascondere l’identità del suo aggressore. «Quando torno a scuola, quello, m’ammazza», ripeteva.



L’INDIFFERENZA

Teatro del nuovo allarmante caso di bullismo, con tanto di parterre formato da ragazzini urlanti che si beavano mentre assistevano alla scena, è l’Istituto Bernini, scuola a due passi da Ponte Milvio, zona Cassia. Per Carlo, il referto stilato dai sanitari dell’ospedale San Filippo Neri dove il ragazzo è stato ricoverato dopo una breve visita al pronto Soccorso dell’Isola Tiberina, parla di una prognosi di quaranta giorni a causa di un grave trauma maxillofacciale. Lividi su tutto il volto, un occhio tumefatto, stato evidente di choc. «Volevo parlargli», ripete nel letto del reparto al terzo piano riferendosi al suo baby-aguzzino. «Ho cercato di calmarlo ma è stato inutile. Fuori scuola ha preso a picchiarmi. E gli altri filmavano col telefonino». Forse per l’aggressore di Carlo, suo coetaneo che frequenza un’altra sezione della scuola, quello di ieri pomeriggio era soltanto un gioco. Così come per gli altri che non sono intervenuti per fermarlo. Un gioco stupido, violento, andato avanti per troppo tempo e che in questi mesi avrebbe perfino distolto l’attenzione del 15enne dagli studi. «Mio figlio ormai aveva paura di andare a scuola - racconta ancora la mamma - Era come se soffrisse di un disturbo che non gli permetteva più di concentrarsi. Da tempo Carlo subiva queste angherie e quando l’abbiamo fatto notare ai docenti, questi hanno sempre minimizzato».



LA PAURA

Stavolta però l’aggressore di Carlo non la passerà liscia. Il racconto del giovane è in queste ore agli atti degli investigatori del commissariato Ponte Milvio, i quali stanno cercando di fare piena luce su quest’ennesima brutta storia di bullismo. Da mesi ormai il ragazzo era finito nel mirino di una banda di ragazzini violenti, pronti ad aggredire all’uscita di scuola i loro coetanei. Risse e pestaggi nati dal nulla, per puro divertimento o – peggio – per noia. Spedizioni punitive nei confronti dei compagni più deboli che spesso vengono immortalate con i cellulari per poi essere pubblicate su Youtube o su altri canali della grande piazza del web. Violenza gratuita che ha sconvolto la madre del 15enne. «Nessuno lo ha aiutato, sembra incredibile – ripete Anna – Se la sono presa con mio figlio perché non sa reagire e gli altri, anziché aiutarlo, erano lì a sfotterlo, a immortalare le gesta dei violenti».

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