Roma, case con vista baraccopoli. E al Salario partono le ronde anti-degrado

Roma, case con vista baraccopoli. E al Salario partono le ronde anti-degrado
di Maria Lombardi
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Lunedì 24 Ottobre 2016, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 25 Ottobre, 08:22

Un anziano versa l'acqua dalla tanica di plastica e lava i piatti, un altro se ne sta seduto su a terra e guarda le auto che passano lì davanti. La baraccopoli è tra i palazzi, accanto alla strada, vicino ai negozi. Sotto gli occhi di tutti, di chi passa lungo il marciapiede dall'altro lato di via Prati Fiscali, di chi si affaccia dalla finestra di casa, di chi acquista un divano e dalla vetrina scorge la piccola favela. I tetti di cemento abbracciano quelli di cartone, solo un piccolo lembo di prato li separa.

LA RABBIA
Questi invisibili che si sono accampati a ridosso di una strada trafficata sono visibilissimi e non si nascondono, nemmeno un albero a proteggere i materassi poggiati sulla terra umida, le trapunte, i rifiuti. Oltre le rete di metallo sfondata, a venti metri dall'asfalto c'è un rifugio che non è appartato, ai margini del quartiere, ma al centro del viavai. La collinetta accanto a un distributore di benzina era terra di nessuno adesso appartiene a quelli delle baracche. A niente sono servite le proteste dei residenti, le richieste di sgombero. «Siamo assediati, da tempo combattiamo questa battaglia inutilmente», il presidente del comitato Salviamo Prati Fiscali Alessandro Corsi si fa portavoce dei malumori e della rabbia di chi è costretto a una convivenza così stretta con i senzatetto e i rovistatori. Appelli e giri in auto nella notte, c'è chi le chiama ronde, «noi preferiamo chiamarli controlli, cerchiamo di sorvegliare le strade e facciamo le segnalazioni alle forze dell'ordine. Se non ci muoviamo noi, questo quartiere è allo sbando. Stanno tornando anche le prostitute sotto i portoni delle case».

PIAZZA ROM
Si sono presi la collinetta di via Prati Fiscali, adesso anche largo Valtournanche, ormai diventata piazza rom. Li vedi scendere dalle casette di cartone tra i rovi e raggiungere il parcheggio di auto che è lì davanti, se ne stanno seduti sui marciapiedi, si lavano alla fontanella, riempiono le taniche di plastica. Poco distante, a parco delle Valli, ancora baracche, tende, fuochi nella notte, tavoli. Il comitato Le Valli Conca d'Oro è allarmato per il ritorno degli accampamenti, dopo i vari sgomberi è tutto come prima. Si sono di nuovo sistemati lungo la ferrovia, nel parco dove giocano i bambini, dove si va a passeggiare o in bici. Un sentiero scosceso e ripido da ponte delle Valli porta alla baracche, i senzatetto sbucano da lì trascinando passeggini e carrelli. Oltre il guardrail del viadotto che conduce all'Olimpica c'è un deposito. Cartoni, coperte, materassi e carrelli lasciati lì, tra il metallo della protezione e l'asfalto, qualcuno si ferma a cucinare e mangiare anche dormire con le macchine che passando sfiorando l'accampamento on the road.
É nascosta invece la favela di via Anastasio II, ai piedi di Monte Ciocci, per trovarla basta seguire il sentiero di stracci. Una maglietta rosa calpestata insieme all'erba, una scarpa da ginnastica, un reggiseno senza più colore, calzini e poi la terra bruciata. Le case di plastica sono nascoste tra canne e rovi, c'è un gatto nero a presidiare il piccolo villaggio. Resti di roghi intorno, la collina con vista sul Cupolone resta ostaggio dei senzatetto. Gli insediamenti sul ponte vecchio e su quello della ferrovia sono stati sgomberati più volte, adesso un gruppo si è nascosto qui.

I ROGHI
E sono tornate le casupole anche tra gli alberi bruciati dagli incendi di questa estate. Tronchi anneriti, rami carbonizzati e la plastica sospesa in aria delle baracche. «Nulla è cambiato anche dopo i due incendi nel parco di Monte Ciocci e le continue lamentele che raccogliamo continuamente da parte degli abitanti», il Comitato Monte Ciocci pubblica senza sosta appello su Facebook. «Stiamo raccogliendo le firme per fare esposti alla Procura della Repubblica, ai municipi di competenza, a Roma Natura e Vigili Urbani per danno alla salute pubblica causata da materiali tossici che vengono bruciati».

L'ARIA NERA
Si respira ancora aria nera ai confini del parco, il fumo denso copre come un velo il profilo lontano della basilica di San Pietro. L'odore di gomma bruciata s'alza dalle baracche che spariscono e riappaiono, una sfida persa. Le buttano giù e pochi giorni dopo sono di nuovo in piedi: gli stessi tetti di plastica, le lenzuola sulle pareti di cartone, i pali di legno a reggere strutture incerte, le bacinelle. Solo brevi pause tra un fuoco e l'altro, si convive con la nebbia puzzolente e minacciosa al margine del parco di Monte Ciocci, una conquista del quartiere che ha solo pochi anni ed è già in abbandono, con l'erba alta e i rovi.
 

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