Roma, baraccopoli all'Eur: quei colonnati bianchi diventati rifugi di fortuna

Roma, baraccopoli all'Eur: quei colonnati bianchi diventati rifugi di fortuna
di Raffaella Troili
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Giovedì 27 Ottobre 2016, 08:28 - Ultimo aggiornamento: 23:42

Piazzale delle Nazioni unite, nel cuore dell'Eur. Alle spalle, sulla sinistra il Palazzo dei Congressi, davanti l'obelisco e il palazzo della direzione nazionale dell'Istituto nazionale di previdenza sociale. I colonnati bianchi e candidi ingannano ma solo da lontano, perché lì sotto gli invisibili hanno ognuno il suo bivacco di fortuna, l'odore di urina ed escrementi arriva fino alla fermata dell'autobus sulla Colombo, avvicinarsi è difficile, si rischia di venire aggrediti da tossici e ubriachi. Un bivacco al centro della città, nel bel mezzo di un quartiere. Panni stesi, cartoni, coperte, baraccopoli di fortuna in quello che è stato il palazzo dell'Eni, che ha ospitato fino a pochi mesi fa gli uffici del Ministero per l'università e la ricerca scientifica.
C'erano anche allora, chi andava al Miur passava sotto il colonnato dei disperati, dove c'è chi fissa il vuoto, chi come il Napoletano si fa il pediluvio, chi dorme ubriaco, chi ti caccia via. Case di cartone e giacigli costeggiano il colonnato, nel primo a sinistra c'è Amel, tunisina, dall'88 in Italia. Nel 2000 ha ottenuto asilo politico, «perchè mi sono convertita da musulmana a cattolica, il battesimo c'è stato in carcere, ero dentro per droga, concorso, eh?». Fissa il vuoto anche lei, ma si vede che ha la testa che le scoppia. Il compagno sta fuori, lei si nasconde e si vergogna. «La notte - raccontano - c'è di tutto. Vengono ubriachi, fuori di testa, tra noi ci avvisiamo tutti».

GLI SGOMBERI
A pochi metri un fiume di macchine vanno e vengono, gli invisibili sono arrotolati su se stessi, stesi, addormentati. Altri devono ancora rientrare. Una donna fa pulizie, «ci hanno sgomberato tre volte in un anno, ma sempre qui stiamo. I vigili? Che ci devono dire?». Tutte le sere passano i volontari, «ci portano coperte, vestiti, cibo». Più avanti altri giacigli, cani sciolti, stranieri, ubriaconi, arrabbiati con tutto e con tutti. E pozze di urina e bisogni, miasmi che allontanano tutti dalla piazza. «Si sentono fino alla Colombo - dicono nel bar vicino - Non è un bel biglietto da visita, anche perché c'era un ministero della ricerca fino a pochi mesi fa. Pensi che bella accoglienza. E' un porcile».
Un degrado a cui non ci si abitua. «La sera poi è tutto pieno, un dormitorio in piena regola. C'è chi ha coperto i cartoni di teli, chi si accontenta di un mini giaciglio chi si è costruito una casa di cartone, con spazio esterno compreso. Adesso sono iniziati i lavori, nel palazzo dove troneggia la scritta Ina e le sculture stile littorio. Dovrebbero venirci uffici e un centro commerciale, forse anche una palestra. Un altro mondo, insomma, che incrocerà quei disperati sotto il colonnato.
All'orizzonte si staglia il Colosseo quadrato, l'Eur è ancora vicino, ma già siamo a Magliana. In via del Cappellaccio, i baraccati stanno accendendo il fuoco, qualcuno spunta dalle sterpaglie, nel verde si mimetizzano accampamenti abusivi e discariche.

CICLABILE TERRA DI NESSUNO
La ciclabile incute timore, i palazzi dell'Eur illuminati sembrano già così lontani. Lo scenario è cambiato siamo nel sottopasso della Magliana, dove i detriti, foglie, terriccio, rifiuti, bottiglie di plastica e mozziconi di sigaretta, si accumulano. Ecco i carrelli del supermercato, pezzi di passeggini, pneumatici, carcasse di scooter. E soprattutto loro. Baracche tirate su con scarti edilizi, tende, lamiere. Poco più in là, una discarica abusiva con decine di materassi abbandonati. Qui non si scherza i campi rom abusivi si fanno guerra anche tra loro, si danno fuoco, ci scappa il morto. Gli sgomberi si susseguono, ma gli accampamenti rom tra via Ostiense e via del Cappellaccio, sono più forti di tutti. I nomadi ricostruiscono alloggi di fortuna: legno, teli di plastica, anche muri inconsistenti. Le baracche sono nascoste dai fitti alberi, trovandosi sotto un viadotto è anche difficile riuscire ad individuare questi alloggi di fortuna. Tende da campeggio, materassi, giacigli di cartone, non è facile avvicinarsi, gli abitanti delle baraccopoli della Magliana, romeni, bugari non sono tipi teneri, anche loro.

VEGETAZIONE FITTA
Teli di plastica riparano le baracche dalla pioggia, i cani abbaiano, i vialetti finiscono nel nulla. E chi si avventura sulla ciclabile vicina sembra affrontare l'inferno. La zona fa paura anche dalla macchina, teli di plastica ricoprono baracche, costruzioni fatiscenti, carrelli, frigoriferi, carcasse. La vegetazione nasconde bene ma non riesce a mimetizzare il senso di pericolo e degrado. Alla Magliana, i residenti della zona sono stanchi di avvertire che la sotto, in via del Cappellaccio, il pericolo è rimasto.