Nel bar dei Parioli: «Vogliono tutto e subito»

Nel bar dei Parioli: «Vogliono tutto e subito»
di Luca Lippera
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Venerdì 1 Novembre 2013, 09:54
I tavoli tutti per loro, i Vodka Martini offerti senza badare a spese, le borsette «Marc Jacobs» a tracolla, i sorrisi di chi sente di aver capito tutto della vita. Gonzalo, cubano, ventinove anni, fa il barman in una discoteca vicino a Ponte Milvio frequentata da centinaia di giovanissimi della Roma bene e quando vede certe ragazzine non riesce proprio a non farsi alcune domande. «Non si capisce dove trovino tutti i soldi che spendono - racconta - Prenotano, diventano clienti fisse, hanno il loro piccolo giro, si comportano da donne adulte, da attrici, da modelle, ma si vede che sono quasi bambine. Viene spontaneo chiedersi come facciano a permettersi questa vita e queste serate. E uno ci pensa: magari è con il sesso. Ma ovviamente non sono affari miei: io faccio i cocktail».



LA PUNTA DI UN ICEBERG

Il punto di osservazione di Gonzalo, dietro un bancone che fa pensare agli open bar e alle notti di Manhattan - possono essere eccessive, le notti, a Manhattan - è fantastico per capire che l’inchiesta sulle baby-squillo dei Parioli è solo la punta di un iceberg. Parlare di un fenomeno di grandi proporzioni sarebbe esagerato. Immaginarlo legato alla crisi economica sarebbe fuorviante: questa non è la Romania profonda e non ci sono (ancora) famiglie che buttano le figlie per strada per necessità. Ma i casi di ragazzine che si vendono per avere di più, per sguazzare nel lusso, per cambiare l’i-Phone ogni volta che gli gira, per permettersi i bomberini di «Forzieri» e i sandali «Loriblu», non sono affatto isolati. «Se ho capito bene le descrizioni e le persone - ammette il barman cubano - quelle due sono state pure qui. E non erano sole».

L’inchiesta sulle minorenni dei Parioli è nelle mani dei carabinieri perché la mamma di una delle ragazzine ha presentato denuncia all’Arma.



«RAGAZZINE AGIATE»

Ma certi casi, anche in Questura, sono conosciuti e non meravigliano più. «Ci sono capitati diversi episodi - dice il sostituto commissario Annamaria Lamonaca, 50 anni, uno dei funzionari della IV sezione della Squadra Mobile (Reati sessuali e contro i minori) - e tutti riguardano giovanissime che vengono da famiglie sostanzialmente benestanti. È una forma mentis. Quali sono gli stereotipi e i modelli di questi decenni? Su cosa si fondano i reality in tv? Apparire, avere, ottenere tutto, essere belle. Magari, proprio nelle famiglie delle classi più alte, dove le persone sono spesso fuori casa, scarseggia il controllo da parte dei genitori o addirittura nasce la competizione con una mamma eternamente griffata, palestrata, curata e supertirata. Nella ragazzina può scattare la molla: voglio i soldi pure io per avere tutto e subito. E siccome il limite interiore di quello che si può fare è drammaticamente sceso, alcune arrivano a provvedere in altro modo».



La prostituzione, è chiaro, è molto meno complicata di una rapina. Anche più produttiva, in fondo. «Ci facciamo molte domande anche qui - dice la commessa di un notissimo negozio di vestiario femminile in via dei Condotti - Vengono le figlie dei russi e sono piene di carte di credito. Arrivano le ragazzine col papà miliardario americano ed è tutto chiaro. Poi capitano sedicenni italiane piene di contanti. Hanno un sacco di soldi, al posto della mamma c’è un’amica, e uno non può non domandarsi che cosa ci sia dietro». Magari dietro ci sono le migliaia di annunci su «Bakeca Incontri», un sito internet che sul web spopola anche a Roma: i ragazzini ne vanno matti e molti adulti lo conoscono bene.



LA RICERCA DEL LUSSO

«Il fenomeno - dice il colonnello Salvatore Luongo, comandante provinciale dei carabinieri - inizia a essere diffuso e non è totalmente nuovo. È nuovo che attorno alle due liceali, nel caso di questi giorni, ci fossero persone che organizzavano, guadagnavano e procuravano clienti». «Ma negli episodi di cui ci siamo occupati - aggiunge il commissario Lamonaca dalla Questura - non c’è traccia di povertà di fondo. Anzi, è il contrario: si avverte la ricerca dell’edonismo a ogni costo». Un paio d’anni fa un cronista della trasmissione «Le Iene» intervistò una diciassettenne che si vendeva in cambio di «un paio di ricariche telefoniche». «Magari vedi la compagna di classe che arriva perfetta con la borsetta da pazzi - diceva la ragazza - e allora ti dici: “Perché io non posso?”. Ecco: lo faccio per questo».

Luca Lippera
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