I ragazzi della scuola hanno provato a vietar loro l'accesso ma il gruppo, composto da almeno cinque ragazzi minorenni e maggiorenni dei Castelli e di alcuni quartieri di Roma est come Tor Vergata, con un escamotage alla fine sono entrati in palestra. Senza alcun motivo hanno colpito con un pugno al naso uno studente, tirato sedie, ferendo altri due giovani e prendendo anche una prof. La rissa si è interrotta con l'arrivo dei carabinieri ma quella che doveva essere una festa in stile statunitense, con balli in costume e premi, è finita con un fuggi fuggi generale e tre ragazzi al Pronto soccorso di Frascati.
UN PASSATEMPO
La scuola ha denunciato l'accaduto ai carabinieri della compagnia di Frascati, le vittime in un primo momento hanno preferito tacere dato che il gruppo di baby teppisti è conosciuto da tutti. Nessun movente politico, nessun motivo. Il loro passatempo sembra essere solo quello di rovinare le feste. Ci hanno provato durante un'altra serata organizzata da un liceo di Frascati, così come a Velletri. Ma già l'estate scorsa - hanno stabilito i carabinieri - sono stati protagonisti di aggressioni e blitz in discoteche e piazze. «Sono solo dei bulli e ai Castelli molti minorenni sono terrorizzati», dice la mamma di una ragazza del Touschek. «Alla festa hanno cominciato a picchiare chi capita, sono dei teppistelli che si intrufolano alle feste e in posti esclusivi e seminano il panico. Così passano le serate».
Ma anche per strada, nei bar, in piazza a Frascati hanno dato fastidio, picchiando e rubando dei giovanissimi. I carabinieri stanno per chiudere il cerchio, il quadro è chiaro, hanno ricostruito minuziosamente tutta una serie di singoli episodi alcuni denunciati altri no. Una serie di scazzottate per futili pretesti, tanto per aggredire qualcuno. Una volta uno schiaffo, una volta un paletto di una scuola divelto, tirato e danneggiato.
«L'UNIONE FA LA FORZA»
Il loro obiettivo, oltre che arrivare al fermo del gruppo dei vandali, cinque o sei, oltre a piccoli satelliti, è quello di spingere famiglie e ragazzi a non aver paura, far capire che è importante denunciare e rispondere con la forza del gruppo. La banda la conoscono e la stanno monitorando, sanno che si diverte così, non ha altro da fare. Non cercano qualcuno, adocchiano per strada il ragazzo per bene, magari mingherlino, tranquillo. iniziano a dargli fastidio. «Perché mi guardi?» o «perché stai guardando la mia ragazza...» e giù un pugno in faccia. Almeno una decina i casi al vaglio. Con referti e prognosi variabili. Finora famiglie e ragazzi erano rimasti in silenzio. Ma sollecitati, alla spicciolata stanno trovando il coraggio di raccontare tutto.
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