Baby squillo a Roma, la trappola del web

Baby squillo a Roma, la trappola del web
di Adelaide Pierucci
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Sabato 5 Luglio 2014, 00:59 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 16:24

La trappola funzionava cos: Mettevo su internet annunci del web tipo "Cerco ragazza per foto in intimo". Li inserivo in bacheca su siti come Porta Portese. Ma erano solo un modo per conoscere le ragazze». A svelare il meccanismo per agganciare le ragazze da far prostituire è proprio lui, Glauco Guidotti, il finto fotografo di Capena al centro del secondo scandalo baby-squillo scoppiato a Roma dopo i Parioli. È lui a parlare davanti al gip, dopo che il sostituto procuratore Antonio Calaresu e il pm Maria Monteleone lo hanno rinviato a giudizio con rito immediato. Prova a difendersi da accuse pesantissime: induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione minorile e non.

GLI ANNUNCI ESCA

Lui prova a minimizzare: «Pappone io? Era solo un gioco... Nessuno scopo di lucro», ha detto ai magistrati durante le indagini preliminari.

Ma in realtà la rete per adescare le ragazze - dentro cui è caduta anche una 15enne - aveva un rituale ben preciso: «In genere pubblicavo gli annunci online, quasi sempre su Porta Portese. Scrivevo: "Cerco ragazza per foto in intimo". Così conoscevo le ragazze», ha detto Guidotti al gip. «Le ragazze poi le accompagnavo dai clienti. Loro facevano foto pornografiche e venivamo pagati. Una ventenne a un certo punto mi ha chiesto: ”Questi fanno anche sesso?”. Così ho cominciato ad accompagnarla anche per le prestazioni. È lei che mi fece conoscere la ragazzina, una compagna di scuola, che poi, dopo l’inizio del caso, ho saputo essere minorenne». Al finto fotografo di Capena, rimasto senza lavoro dopo la chiusura dell'autosalone dove faceva l'impiegato, il mondo del sesso faceva gola e ci si è buttato.

«La ragazzina? Mettevo l'annuncio, i clienti chiamavano, io l'accompagnavo da loro e poi lei si metteva d'accordo con loro su quanto voleva». Alla domanda se riceveva un compenso Guidotti minimizza: «Mi pagava il gasolio». «Una cinquantina di euro, perché io venivo da Capena, passavo a Monteverde e facevo dei giri... A volte anche 70 o 80 euro. Centocinquanta euro? Mai visti».

I MESSAGGI

«Non sapevo però che la ragazza fosse così giovane. Una volta la chiamai e le dissi: “La tua amica dice che sei minorenne, mi ha mandato duemila messaggi. Allora qual è la verità?“. Mi rispose: “Ci penso io con lei, non ti preoccupare”. Il dubbio che fosse vero però mi è rimasto e allora ho chiesto i documenti. Un giorno si scusò: “Ho lasciato il passaporto a casa. Vuoi che risalgo?”. Dissi di no e non ne riparlammo più». E' allora che Guidotti dice all'amica di Loretta: «Per tirare su cento euro non è che mi caccio nei guai?».

LA TELEFONATA

Poi l'interrogatorio verte sui contatti. «Cosa è capitato l'ultima volta che ha chiamato a casa della minore?». «Un genitore chiese: «Questo è il pappone dei papponi?». Glauco Guidotti, difeso dall'avvocato Stefania Orecchio, sarà processato a settembre. I genitori della ragazzina sfruttata, assistita dall'avvocato Cristina Cerrato, chiedono giustizia.

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