Baby squillo ai Parioli: «Pensavo: tanto tra un’ora è finita»

Baby squillo ai Parioli: «Pensavo: tanto tra un’ora è finita»
di Cristiana Mangani
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Domenica 16 Marzo 2014, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 08:54

Non ero felice per niente. Svuotavo la testa e dicevo "vabb, tanto un’ora, poi finito". Sembra cresciuta in fretta, Agnese, la pi piccola delle due ragazzine che si prostituivano in viale Parioli. Ma soprattutto sembra liberata e cosciente. Basta parlare di borse e vita lussuosa, di denaro facile e vestiti griffati. Quello che le è successo è molto di più: c’è una storia di solitudine e di disagio, di servizi sociali "distratti", di famiglie complicate. Al punto che lo sfruttatore, Mirko Ieni, diventa una persona cara: «Era un amico - racconta - ci dicevamo tutto, anche se avevamo un problema». Seduta davanti ai pm per l’incidente probatorio con il quale è stata "cristallizzata" la sua testimonianza, la ragazzina oggi quindicenne, spiega perché lei e Angela hanno scelto di prostituirsi, e chiarisce che è stato fatto più per inconsapevolezza, ma «con tanti rimorsi e paure».

LO SFOGO

La sua ricostruzione di quei mesi passa per la scuola («dove non andavo praticamente mai»), per i servizi sociali («li avrò visti un paio di volte quando sono venuti da mio fratello che è malato»), per i clienti, alcuni dei quali le facevano ribrezzo. «Non ero felice ma volevo l'indipendenza economica - spiega - Cercavo di mettermi nei panni di una persona che stava facendo un lavoro normale». Le prime volte, però, è stato brutto, aveva paura: «Pensavo, che gente mi capita? E se ti violentano? Poi piano piano ho capito che erano tutti deficienti». Lei per difendersi, quando si trovava con un uomo, un adulto, provava a vestire i panni di un’altra. A dimenticare di avere 14 anni. La decisione di iniziare è arrivata da internet. «Stavamo cercando di fare un lavoretto che fosse adatto un po’ alla nostra età - confermano tutte e due - Per esempio le dog sitter, ci servivano i soldi per andare a Ponza». Le cose però hanno preso una piega diversa. «Quando la mia amica mi ha parlato della prostituzione perché aveva conosciuto Nunzio Pizzacalla cliccando su una proposta "lavorare poco, guadagnare tanto" - ricorda - Io le ho detto "ma cosa fai? Sei scema?"». Poi Angela ha cominciato a guadagnare tanto. E allora - ammette - «pur essendo confusa, piano piano, alla fine mi sono fatta un po’ trascinare».

LA FAMIGLIA

Dal verbale reso il 5 febbraio scorso emerge anche il difficile contesto familiare. La più grande non ha rapporti con la madre dopo che lei ha scoperto cosa faceva veramente. Un quadro drammatico condito da scelte estreme come il non farla più entrare in casa e lasciarla a dormire sulle scale. Diverso il rapporto di Agnese: sua madre è stata arrestata con l’accusa di averla sfruttata, di aver speculato sulla sua vita sbandata. Ma lei continua a proteggerla. «Le avevo detto che spacciavo non che mi prostituivo - ripete, come se fosse normale per una madre accettare che una figlia traffichi in droga - le davo cento euro al giorno. Mio padre l'ho visto l'ultima volta che avevo tre anni. In casa non è mai stato facile, mio fratello sta male, è iperattivo e ha problemi». La separazione dei genitori è stata il primo momento nero. «È stato un brutto periodo per mia madre - continua Agnese - ha avuto un periodo di debolezza, ma non ci ha mai fatto mancare niente, è stata sempre una brava mamma».

La donna si trova agli arresti domiciliari, ma ha il divieto assoluto di vedere la figlia. La ragazzina può incontrare la nonna e la zia, anche se resta sempre sotto tutela in una casa famiglia. Di recente ha ripreso ad andare a scuola, ma nell’istituto nessuno sa che è lei la giovanissima dello scandalo dei Parioli.

GLI INDAGATI

Nel frattempo, il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Cristiana Macchiusi, stanno andando avanti con le indagini. Chiederanno il rito immediato per i clienti, come Mauro Floriani, per i quali ritengono sia stata accertata la responsabilità. E si avviano a notificare il 415 bis, ovvero la chiusura dell’inchiesta, a sei indagati della prima ora, quelli che sono finiti in carcere. Chiusa la parte sullo sfruttamento e la cessione di droga, dunque, si andrà avanti sui frequentatori. Finora ne sono stati individuati 40, venti dei quali sono già stati iscritti. Dieci di questi hanno chiesto il patteggiamento.

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