Baby squillo, incendiato ai Parioli il fuoristrada di un cliente

Baby squillo, incendiato ai Parioli il fuoristrada di un cliente
di Paola Vuolo
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Venerdì 8 Novembre 2013, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 08:55
stata incendiata la macchina di Riccardo Sbarra, marted notte qualcuno ha dato fuoco alla Bmw x6 del commercialista arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulle baby squillo. Una vendetta o una minaccia? E di chi? Il sospetto degli investigatori è che il professionista sia stato preso di mira perché coinvolto nella storia delle baby prostitute, anche se non trascurano altre piste. L’auto bianca era parcheggiata in una strada dei Parioli, poco lontano dallo studio del professionista, i vigili del fuoco hanno trovato tracce di benzina sul cofano. Sbarra è finito in carcere insieme ad altre quattro persone, accusato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile. Il commercialista dice di essere innocente «le ragazze si presentavano come diciottenni, non sapevo che fossero minorenni», e gli avvocati affermano che «il suo ruolo è assolutamente marginale».



LE IPOTESI

Però qualcuno ha dato fuoco alla macchina del professionista, e chi ha appiccato le fiamme conosceva il commercialista, sapeva che la Bmw bianca era sua, voleva colpire proprio Sbarra. I carabinieri ritengono poco plausibile che il rogo sia opera di un piromane che per caso ha incendiato quell’auto. «In genere - spiega un investigatore - quando i piromani agiscono danno fuoco a più macchine. Difficilmente si limitano ad incendiarne una sola».



L’INDAGINE

Ed è destinata ad allargarsi l’inchiesta sulle prostitute minorenni. I carabinieri del Ris stanno esaminando il contenuto dei cellulari e dei computer dei 12 clienti indagati. Non è escluso che ci siano nuovi arresti, gli indagati, secondo gli inquirenti, sapevano che Lucia e Titti (i nomi sono di fantasia) erano minorenni. I clienti facevano girare foto e immagini osè delle ragazzine, e dovranno rispondere anche di produzione e diffusione di materiale pedopornografico.

Lucia e Titti (hanno compiuto da poco 16 e 15 anni) hanno raccontato di avere incominciato a fare la vita per comprare le cose «griffate». La madre di Lucia ha denunciato ai carabinieri che la figlia frequentava un brutto giro, sua figlia aveva troppi soldi in tasca e aveva ingaggiato anche un detective. La madre di Titti è in carcere, secondo l’accusa sapeva che la figlia si prostituiva. «Quando le davo i soldi - racconta Titti - la mamma li prendeva». Dall’inchiesta è venuto fuori che Lucia spacciava droga, la ragazzina è stata indagata.

Sulla vicenda delle minori che si prostituivano ai Parioli, il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo dice: «Per fortuna non è un’emergenza sociale».
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