Baby gigolò a Termini, resta in carcere
il sacerdote orco di Fiumicino

Baby gigolò a Termini, resta in carcere il sacerdote orco di Fiumicino
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 25 Giugno 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 16:23
«Potrebbe commettere reati analoghi». Resta in carcere don Placido Greco, il prete di Fiumicino arrestato per pedopornografia ed indagato per prostituzione minorile nell'inchiesta su un giro di baby gigolò con base alla stazione Termini che a maggio ha portato all'esecuzione di una decina di misure cautelari. I giudici del Riesame hanno appena respinto l'istanza di scarcerazione presentata dai legali del sacerdote che era stato arrestato in flagranza di reato dagli agenti della Polfer. Gli investigatori su delega del pm Cristiana Macchiusi e del procuratore aggiunto Maria Monteleone, durante una perquisizione domiciliare, avevano trovato nella memoria del suo pc almeno 1.700 scatti hard, per lo più con immagini di adolescenti nudi, oltre ad una «bibbia» riscritta in chiave pedopornografica e un romanzo con lo stesso sfondo intitolato «Amori miei...». Dagli accertamenti è emerso che in alcuni casi le vittime erano state fotografate in età diverse, dai 15 anni fino alla maggiore età, mentre compivano atti sessuali talvolta indossando solo qualche paramento sacro. Il parroco era finito anche nella lista dei clienti che abbordavano baby prostituti lungo i binari di Termini. Per lui quindi non si escludono nuove contestazioni.

Intanto, chiuso nella sua cella, don Placido continua a leggere le scritture sacre e a fare meditazione. «Facevo quelle foto solo per aiutare dei ragazzi in difficoltà» aveva provato a spiegare nell'interrogatorio di garanzia il sacerdote, «Si era sparsa la voce che ero bravo a scattare foto. Così diversi ragazzini mi hanno chiesto di realizzare dei book per sfondare nel cinema erotico. Mi sono prestato, credendo di aiutarli. Ma non mi sono mai spinto oltre».

Per i giudici del Riesame non ci sono dubbi sulla personalità «allarmante» del prete. Alle messe dietro all'altare, da quanto è emerso dalle indagini, fanno da contrappeso i dossier di foto pedopornografiche, gli incontri con baby gigolò e quei libri a luci rosse scritti con uno pseudonimo. «Solo velletità artistiche» aveva spiegato lui. Giustificazioni che non sono bastate neanche per la concessione dei domiciliari. I suoi legali, comunque, stanno già preparando ricorso in Cassazione.