La perizia della Procura sminuirebbe le responsabilità del macchinista.
«Assurdo. Di questa perizia non so nulla. C'è il video che è talmente chiaro: con che faccia si può affermare il contrario?».
Secondo i periti il conducente nel momento esatto in cui il treno era fermo in stazione non stava mangiando.
«Se tu sei in servizio e guidi una metropolitana che trasporta centinaia di vite umane e mangi, è una forte negligenza. Basta un attimo, un secondo perché accada di tutto, chi è in cabina di comando non può permettersi il lusso di mangiare o essere distratto».
Dicono che quel giorno lei indossasse abiti chiari e che la sua figura non fosse ben visibile.
«Ridicolo. Possono pure dire che io non sia mai esistita allora. Ma il video dice tutto: avevo dei pantaloni di un verde quasi azzurro molto acceso, direi sgargiante. Come si fa a dire che non ero visibile? Poi ero l'unica rimasta in banchina, non poteva non vedermi».
Pare che dagli specchietti non si vedesse la coda del treno.
«Lo scandalo è che la Procura non abbia sequestrato il treno subito dopo l'incidente ma solo a tre giorni di distanza. In quei tre giorni può essere sparita o essere stata manomessa qualsiasi prova, non lo sapremo mai».
Non crede a questa perizia?
«Potrei pensare che a sostenerla siano i periti di parte, ma mai la consulenza della Procura. Il giudice ha il video, ci sono le testimonianze, non vedere quei pantaloni, per esempio, era impossibile».
Lei e sua sorella pensate che vogliano insabbiare l'inchiesta?
«Spero di no, ma in caso siamo pronte a ricorrere in tutte le sedi».
Ti hanno aiutata in questi mesi così difficili?
«Sono molto giù, vorrei solo tornare a vivere come prima ma non potrò mai. Né il Comune, né Atac si sono fatti mai vivi. Neanche un fiore dal macchinista».
Si può quantificare il suo dolore?
«No, è impossibile. Il professore di Medicina legale Agostino Messineo pensa che il danno si possa aggirare sui 600/700 mila euro. Ma è nulla in confronto a quest'inferno».
© RIPRODUZIONE RISERVATA