Roma, «Attento, così il vicino ti spia» Altri 7 procedimenti in corso

Roma, «Attento, così il vicino ti spia» Altri 7 procedimenti in corso
di Simone Canettieri
3 Minuti di Lettura
Domenica 6 Agosto 2017, 09:37
Attento a come parli, il vicino di scrivania ti spia. E potrebbe segnalarti a chi di dovere, con un clic. E dalla soffiata anonima vai a capire quali pieghe potrebbe prendere la vicenda. Comunque vada saranno guai: armadi spalancati e scheletri pronti a saltare fuori. Tra paranoie e legittimi sospetti, il Comune di Roma di recente è riuscito a scrollarsi di dosso, sentenza alla mano, l'etichetta di «mafioso», ed è già un bel risultato, ma una certa nomea persiste. Arricchita da dati e slogan, piegati alla bisogna dalla politica.

Nel giorno della sentenza sulla (non) Mafia Capitale, da Palazzo Senatorio è stato fatto circolare un dato impressionante. Al Comune di Roma ci sono almeno 70 dirigenti sui 190 in organico che sono indagati dalla magistratura per i motivi più vari, secondo fonti della giunta pentastellata. L'attività della Procura e maggiori controlli da parte del Comune a seguito dell'inchiesta su Mafia Capitale hanno portato a questa cifra, circa il 36,8 per cento del totale. La pianta organica prevede 240 dirigenti. Solo nell'ultimo periodo sarebbero arrivati 10 avvisi di garanzia ad altrettanti dirigenti del Campidoglio per fatti avvenuti circa 4-5 anni fa, secondo le stesse fonti. Un certo numero di dirigenti sono stati trasferiti ad altro incarico perché le mansioni che svolgevano erano collegate con il motivo dell'indagine a loro carico. Il Comune di Roma dovrebbe contare su 240 dirigenti, in base all'organigramma, ma il fatto che ce ne siano solo 190 rende più lenta la macchina dell'amministrazione.

Insomma, quelli che brunettianamente una volta erano i fannulloni, adesso sono diventati qualcosa di più? Il sindacato dei dirigenti, Dircom, puntualmente respinge le accuse. Colpo su colpo. «Tante inchieste sono atti dovuti della Procura, partiti da esposto, che si risolvono in un niente. Basta sparare nel mucchio». Ma intanto una certa letteratura che vede il Comune comunque un enorme labirinto pieno di tranelli continua.

LE NUOVE TECNICHE
L'utilizzo del «whistleblowing» sta facendo il resto: da una parte aiuta a smascherare chi giustamente non rispetta le leggi e il contratto di lavoro, come nel caso della dipendente licenziata, dall'altra attiva un controllo che altrimenti, evidentemente scatterebbe con enorme difficoltà. Anche qui la risposta del Comune è quasi scontata: 23mila dipendenti sono un esercito troppo vasto da tenere sotto controllo. E così la denuncia anonima diventa uno strumento necessario per far scattare anticorpi spesso dormienti. Da quando l'amministrazione della Capitale ha attivato il whistleblowing, era il 2015, si sono registrate 80 segnalazioni.

Nei primi sei mesi di quest'anno sono state otto quelle lavorate dalla piattaforma informatica. Il meccanismo funziona così: nel momento in cui un dipendente si trova di fronte a «fatti rilevanti sotto il profilo penale, amministrativo o contabile», può segnalare l'illecito all'Anticorruzione comunale attraverso una sezione del sito web di Roma Capitale. Con la garanzia che il suo nome non verrà rivelato. È poi il Segretariato generale a farsi carico della segnalazione e ad avviare le indagini, fino ad arrivare a una possibile denuncia penale o alla magistratura contabile. Tra presunte delazioni e precise segnalazioni, il Comune continua a essere una Fortezza Bastiani al contrario. Con la politica che prima di entrarvi promette sfracelli (ricalcando case di vetro e scatolette di tonno da aprire) salvo trovarcisi impigliata.