Roma, caos Ater: 15mila cartelle pazze per debiti falsi o già pagati

Roma, caos Ater: 15mila cartelle pazze per debiti falsi o già pagati
di Alessia Marani
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Lunedì 10 Luglio 2017, 08:13
Cartelle pazze dall'Ater agli inquilini. Quindicimila le raccomandate spedite in questi giorni ad altrettanti presunti morosi a cui l'Azienda chiede «collaborazione» per «garantire le risorse economiche» necessarie all'ente a rischio default. Tutto bene, se non fosse che per clamorosi buchi nell'aggiornamento del cervellone informatico che raccoglie i dati relativi a canoni e conguagli nel corso degli anni, stia arrivando una valanga di richieste di pagamento assurde.

LE LETTERE
A Domenico, di Ostia, per esempio, l'Ater chiede la bellezza di 29mila euro di canoni non pagati e interessi di mora per una casa che lui ha lasciato nel 92 e che poi è stata occupata; dalla signora Franca, l'azienda per le case popolari pretende arretrati per un'abitazione al Corviale che la madre lasciò 22 anni fa, a nome, fra l'altro, di un inquilino «che in famiglia nessuno conosce» indicato come erede. E c'è un'anziana, la mamma di Giovanni, che da creditrice dell'Ater (aspettava il canone concordato) si è vista recapitare una richiesta che ha dell'incredibile: «La definiscono erede di una sezione del Partito Socialista a Prima Porta - spiega il figlio - per un importo da pagare di 20.643 euro. Locale in cui da 14 anni c'è un patronato della Cgil e dove mio padre, morto nel 2003, faceva il volontario». E l'elenco potrebbe continuare a lungo.
«Riceviamo circa 60 telefonate al giorno di persone disperate - afferma Annamaria Addante, dell'associazione inquilini Iacp Ater - perché hanno ricevuto richieste per debiti estinti da un pezzo o inesistenti. E accade in periodo di vacanze, quando fiscalisti e avvocati sono in ferie, ed è più difficile difendersi. Stiamo consigliando di rispondere, intanto, con raccomandata con ricevuta di ritorno chiedendo il dettaglio analitico dei debiti per verificare se siano veri e ancora esigibili. Siamo ai limiti dello stalking». Sul piatto della Corte dei Conti presto potrebbe arrivare l'ennesimo esposto, questa volta per segnalare le magagne del sistema di archiviazione dati farraginoso che rischia di inquinare persino i bilanci «fasulli se contengono morosità inesistenti o prescritte». Scriveva nel 2013 all'associazione un dirigente da poco andato in pensione: «Il cervellone dell'azienda, come tutti i cervelloni, è in realtà cretino e non viene programmato per soddisfare le esigenze dell'utenza e degli operatori. È così da molti anni e nessuno ha il coraggio di affrontare i problemi». La Corte dei Conti ha già indagato una ventina di dirigenti storici dell'Ater a cui contesta in solido un danno erariale di 25 milioni di euro per crediti non riscossi.
Da poco più di un anno alla guida dell'ente è arrivato l'architetto Franco Mazzetto che non nasconde le difficoltà: «Il sistema informatico di per se è all'avanguardia ma è vero: negli anni non sempre i dati aggiornati sono stati inseriti o corretti dai dipendenti - spiega -. Nel bilancio figurano 750 milioni di crediti da riscuotere e noi abbiamo il dovere di agire. Dobbiamo fare recupero crediti e contemporaneamente mettere ordine nei dati, perché la legge dice che deve essere il debitore a evidenziare la prescrizione». Nel 2016 l'Ater ha inviato altre 30mila diffide, e 10500 posizioni sono già state regolarizzate anche a livello informatico.

«NIENTE PANICO»
«In questa tornata stiamo spedendo le lettere ai cosiddetti cessati, ossia agli inquilini che hanno già lasciato gli alloggi; circa 7mila raccomandate sono state indirizzate agli eredi. Ed essendo pratiche di molti anni fa l'incidenza degli errori sale», continua il direttore generale. L'invito è a non farsi prendere dal panico: «Abbiamo creato e potenziato una squadra di 20 unità che sta lavorando solo a questo - aggiunge Mazzetto - Non siamo l'agenzia delle entrate, basta fissare un appuntamento, intanto, per fermare l'iter e poi affrontare ogni singolo caso. Le istruzioni sono sul sito. Non è un'operazione facile e ci rendiamo conto dei disagi per i cittadini, ma qualcuno doveva pur farlo».
Intanto il 31 luglio scade la prima rata da 65 milioni di euro per il maxi-debito (550 milioni rottamati a 285) che l'Ater ha nei confronti dell'ex Equitalia per Imu e Ici non pagate. E questa volta sì che il guaio con l'Agenzia delle Entrate è serio. L'ente ha chiesto un prestito ponte alle banche e proprio in questi giorni si saprà se verrà accolto. Resta lo spettro default.