Roma, Atac, piano di salvataggio: ex depositi in vendita

Roma, Atac, piano di salvataggio: ex depositi in vendita
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 22 Dicembre 2017, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 00:36
Vecchi depositi, uffici in disuso, fabbricati vari, perfino terreni. La cura dimagrante di Atac passa dalla dismissione di un corposo pacchetto di proprietà, che valgono quasi un terzo del patrimonio immobiliare complessivo. Obiettivo: fare cassa per ripagare, almeno in parte, quasi 1.200 creditori rimasti finora insoluti. Sotto la marcatura stretta del Tribunale fallimentare, la più grande partecipata dei trasporti d'Italia è pronta a schiacciare sull'acceleratore delle cosiddette «valorizzazioni». Cioè la vendita degli stabili non considerati più «strumentali», quindi utili al core business dell'azienda. Il primo passaggio è avvenuto pochi giorni fa, quando i vertici della municipalizzata hanno assegnato a una società esterna, la Real Estate Advisory Group, l'appalto per il servizio di «valutazione di immobili e compendi immobiliari di proprietà della società». «L'urgenza di formalizzare l'incarico oggetto della procedura di gara», si legge nelle carte della commessa, scaturisce anche «dall'importanza dello stesso nell'ambito del piano concordatario di Atac».

SUL MERCATO
Avanti tutta con la vendita degli immobili, quindi, operazione vecchia di anni - se ne parla almeno dal 2011 - rimasta incagliata nelle secche della burocrazia comunale e che torna utile ora, con la società sotto concordato preventivo. Stando alle prime stime che circolano nel quartier generale di via Prenestina, la vendita degli immobili dovrebbe fruttare almeno 95,5 milioni di euro, quanto ipotizzato già nella relazione allegata all'ultimo bilancio, il consuntivo 2016. Nella lista delle cessioni c'è un po' di tutto: 5 rimesse in disuso (San Paolo, Vittoria, piazza Ragusa, Trastevere e l'area accanto al deposito di Acilia), due uffici (entrambi n via Tuscolana), un fabbricato in via dei Rogazionisti in zona Re di Roma e un'altra serie di terreni. In tutto 18 immobili, che potrebbero valere fino a un terzo dell'intero patrimonio di terreni e fabbricati in mano all'Atac, stimato sempre nell'ultimo bilancio in 309,2 milioni di euro, come risulta anche nel dossier spedito al Tribunale fallimentare insieme alla richiesta di concordato.

L'OSTACOLO DELLE IPOTECHE
Sulla vendita restano due incognite: la prima riguarda il rapporto con le banche, la seconda il Campidoglio. Alcuni beni sul mercato sono ancora sotto ipoteca per un finanziamento ottenuti dalla partecipata negli anni passati e non ancora saldato integralmente. Altri immobili invece sono in attesa di una «trasformazione urbanistica» da parte del Comune; i progetti ci sono, ma serve il via libera dell'Assemblea capitolina, come si legge sempre nei documenti consegnati ai giudici. Insomma, l'iter è ancora insidioso e dai tempi difficili da calcolare. Sono aspetti che dovranno valutare i consulenti appena reclutati, tenendo conto che la commessa appena assegnata dopo una serie di traversie (era stata bandita a luglio e si erano aggiudicate l'appalto altre due società, poi scartate per violazioni fiscali) dovrebbe essere alla fine assorbita da quella più grande, che ha selezionato gli advisor del concordato. Certo è che i conti andranno fatti di corsa: entro il 26 gennaio il presidente e ad di Atac, Paolo Simioni, dovrà consegnare ai commissari il nuovo piano industriale.
 
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