IL SERVIZIO
La revisione delle linee bus voluta da Improta, che ha alleggerito il servizio, invece, non accontenta i pendolari. Sono circa un centinaio le linee soppresse, o integrate finora. E siamo appena a metà del piano che terminerà a primavera. Ma la razionalizzazione, oltre ad aver «regolarizzato le corse», come spiega l'azienda, ha lasciato sguarniti alcuni tratti, «soprattutto nelle periferie», come lamentano molti cittadini. Resta poi la questione dei bus rotti, fermi nelle rimesse per la mancanza dei pezzi di ricambio. Un bus su tre resta in deposito. Dei 2.266 mezzi ospitati negli 11 garages di Atac, 680 mediamente restano fermi ogni giorno, con percentuali che variano a seconda della rimessa, in alcuni casi superando il 50%: un bus su due fermo in deposito. Accade per esempio a Porta Maggiore dove la scorsa settimana i mezzi in uscita erano appena del 47%, solo 41 funzionanti degli 88 presenti. Male anche a Trastevere e ad Acilia, dove i bus guasti superavano il 40%. Le situazioni migliori riguardano Tor Pagnotta (solo il 19% di bus indisponibili o guasti, 40 su 220) e Portonaccio (21%, 46 su 223). Un decremento peggiorato negli ultimi tre anni, con la mancata fornitura di nuovi bus per ovvi problemi di soldi e del mancato arrivo dei pezzi di ricambio. E così saltano le corse, vengono ridotti i chilometri percorsi, spesso lasciando appiedati gli autisti.
FUTURO INCERTO
Intanto ai debiti di Atac verso banche e fornitori, oggi, si aggiungono i soldi per la ricapitalizzazione, auspicata nell'ultimo bilancio per evitare il crac della società di Tpl. La soluzione dettata dal codice civile, quindi, è l'iniezione di nuovi fondi da parte del socio unico (il Comune), o il fallimento. E qui la strada si divide. La corrente legata a Improta vorrebbe salva l'azienda, ma c'è chi starebbe spingendo per portare i libri in tribunale e ottenere l'amministrazione straordinaria, meglio conosciuta come «legge Marzano». In questo modo verrebbero affidati al commissario la gestione e l'amministrazione dei beni di Atac. Una conseguenza disastrosa per le banche che vantano crediti e interessi milionari, e per gli altri creditori. Ma un'azienda così ripulita diventerebbe un piatto molto appetibile per chiunque.