I pm: «Atac da salvare, impossibile trovare un nuovo acquirente» `

I pm: «Atac da salvare, impossibile trovare un nuovo acquirente» `
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 20 Giugno 2018, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 07:53
Ma chi se la compra l'Atac? Sembrano chiederselo i pm che l'altro ieri hanno dato parere favorevole alla proposta di concordato avanzata dai vertici di via Prenestina. Nel documento firmato dal procuratore aggiunto Rodolfo Maria Sabelli con i pubblici ministeri Stefano Fava e Giorgio Orano, si legge che «appare difficile immaginare, per un'azienda di tali dimensioni e in un contesto così complesso, se veramente esistano potenziali acquirenti realmente interessati a rilevare l'azienda e, in caso positivo, a che condizioni e a che prezzo». È uno dei motivi, per cui, alla fine, la Procura di Roma ha avallato il piano presentato dal presidente e ad della società comunale, Paolo Simioni.

I CHIARIMENTI
La relazione dei pm, visionata dal Messaggero, è molto diversa da quella consegnata al Tribunale fallimentare due mesi fa. Al posto di dubbi e criticità, stavolta fioccano «apprezzamenti», commenti positivi, chiarimenti considerati «esaurienti».

Per la Procura la strategia, ritoccata dall'azienda dopo il pesante decreto dello scorso 30 marzo, potrebbe portare per la prima volta la partecipata in utile già l'anno prossimo, nel bilancio 2019: questa possibilità «risulterebbe confermata», annotano i pm. Se confermato si tratterebbe, visti i bilanci dell'ultimo decennio, di un risultato storico.
Restano alcuni aspetti critici, come le perizie e gli studi sugli scenari alternativi al concordato, vale a dire l'amministrazione straordinaria e la continuità liquidatoria. Alcuni parametri elaborati dai consulenti ingaggiati dall'Atac presenterebbero una svalutazione «eccessiva» secondo i pm. In ogni caso, la Procura ha ritenuto «condivisibile» che la via del concordato sia quella meno «segnata da incertezze».
Non significa, in ogni caso, che sarà facile portare a dama il salvataggio di questo colosso dei trasporti oltre 11 mila dipendenti, la più grande partecipata dei trasporti del Paese sprofondato nel baratro dei debiti e che ora l'ad Paolo Simioni sta provando a risanare, insieme agli altri membri del Cda, a partire dal manager Cristiano Ceresatto. I pm hanno definito «una vera e propria scommessa» il sistema di bond da oltre 300 milioni di euro per rimborsare i creditori privati. Una scommessa «sulle capacità dell'attuale management di Atac di invertire un andamento economico storicamente deficitario e garantire un rendimento e un'efficienza aziendali tali da consentire il mantenimento degli impegni presi dal piano». Impossibile dire ora, ammette la Procura, se questi strumenti finanziari partecipativi funzioneranno oppure no, considerando che l'orizzonte temporale il rimborso è spalmato su altri 20 anni, fino al 2038 è «talmente lungo da sfuggire a ogni attendibile sforzo previsionale».

LA TORTA
Resta aperta anche la questione delle maxi-parcelle ai consulenti esterni che hanno lavorato al concordato, quantificate inizialmente in 12 milioni di euro, di cui quasi 10 per i tre commissari. Gli onorari per legge sono tarati sull'entità del debito e dato che col nuovo piano uscirà dalla torta del concordato la fetta del Comune (circa 500 milioni su 1,3 miliardi), anche il costo dei consulenti sarà sforbiciato, presumibilmente di almeno un terzo: «Deve apportarsi una congrua riduzione dei compensi», hanno scritto i pm nel parere. Ora la parola passa al Tribunale fallimentare.
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