Atac, rischio fallimento: «Perizie sballate ed errori nei rimborsi ai creditori»

Atac, rischio fallimento: «Perizie sballate ed errori nei rimborsi ai creditori»
di Michela Allegri
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Venerdì 23 Marzo 2018, 07:52 - Ultimo aggiornamento: 08:17

Perizie da rivedere, dati non consegnati, indeterminatezza, a tratti superficialità. Nel decreto che il Tribunale fallimentare ha notificato ieri alla municipalizzata dei trasporti vengono analizzati - e criticati - punto per punto i pilastri del piano di concordato proposto da Atac. Un piano costato 12 milioni e 827mila euro, tra compensi per consulenti e parcelle dei periti. Nell'atto, il presidente Antonino La Malfa e i giudici Lucia Odello e Luigi Argan, parlano «di profili di inammissibilità» che dovranno essere chiariti e integrati di fronte al collegio dal legale rappresentante della società - convocato il 30 maggio -, dal redattore e dall'attestatore.
Da rivedere gli strumenti partecipativi, cioè i bond previsti per «coprire il 39 per cento del credito chirografario». Il Tribunale è critico: «Tale operazione appare non conforme a legge». Il nodo riguarda il credito vantato dal Campidoglio, descritto come «postergato» - cioè da pagare per ultimo - ma che, in realtà, verrebbe saldato di pari passo agli altri. Anche la procura, nel parere inviato ai giudici, «ha avanzato dubbi sulla legalità della proposta».
La riuscita del piano poggia poi su un programma di risanamento che, per i giudici, «per alcuni aspetti è delineato solo nei contorni». Atac prevede un incremento dell'offerta chilometrica e dei ricavi, l'aumento di mezzi e risorse. L'azienda propone infatti l'acquisto di 760 nuovi bus, «per 89 milioni autofinanziato», e interventi di manutenzione per 16 milioni. Per i giudici, «non è chiaro come la società possa fare fronte al pagamento di 89 milioni nel 2020, nel periodo in cui dovrebbe pagare i creditori». Anche l'annunciato aumento della qualità del servizio, per il Tribunale, è impossibile da definire, perché «ancorato a elementi (tempi di percorrenza legati anche allo stato del manto stradale) su cui non pare la proponente possa essere in grado di incidere». Atac promette pure una trasformazione digitale dell'azienda e un incremento di ricavi per le sanzioni. Interventi definiti «indeterminati» e «abbozzati». La procura, nel parere, inoltre, «ha messo in dubbio la correttezza dell'analisi sulle cause della crisi» e ha sottolineato «la genericità degli strumenti previsti».

LE PERIZIE
Arrivano poi le perizie, costate milioni e tutte da rivedere. A partire da quella sugli immobili. Il piano prevede la vendita di terreni e fabbricati per 91 milioni e 995mila euro, «a fronte di un valore contabile di 194 milioni e 495mila euro». Per i giudici, «tale perizia è inidonea a fornire il reale valore dei beni». Il perito ha effettuato «un sopralluogo solo esterno», escludendo l'esame dell'impatto ambientale ed eventuali interventi di riqualificazione. Carenti anche le stime di valore di bus e treni.
Le critiche più dure sono per l'ultimo pilastro, che riguarda lo «scenario comparativo». Atac sostiene che, in caso di liquidazione e fallimento, il valore dei beni strumentali al servizio Tpl - la quota più rilevante dell'attivo aziendale - subirebbe «una drastica riduzione, al di fuori dell'attuale collocazione». Per i giudici, si tratta di un'ipotesi non concreta: il servizio pubblico «non potrà che proseguire fino al subentro di un altro soggetto aggiudicatario, che dovrà acquisire il patrimonio». La «continuità liquidatoria», quindi, è uno scenario concreto.
Il tribunale parla anche del debito con le banche. O meglio, dei soldi anticipati da Atac: la società ha già rimborsato al ceto bancario 55 milioni, circostanza che non convince i pm. Il denaro potrebbe essere chiesto indietro. «La possibile revocabilità di tali pagamenti deve rientrare nell'alveo del possibile ulteriore attivo concordatario».

 
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