Atac, conti in rosso, fuga dei fornitori: «L'azienda non paga»

Atac, conti in rosso, fuga dei fornitori: «L'azienda non paga»
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 5 Agosto 2017, 07:53 - Ultimo aggiornamento: 6 Agosto, 14:52
La fuga dagli appalti dell'Atac potrebbe essere già cominciata. La più grande partecipata del trasporto pubblico d'Italia, alle prese con una profonda crisi di liquidità, come ha denunciato l'ex direttore generale Bruno Rota, si ritrova sull'orlo dell'insolvenza. E anche le ditte esterne che si occupano della manutenzione del parco mezzi, tra i più vecchi d'Europa, ormai iniziano a mettere in conto le incognite sui pagamenti. Nelle rimesse dell'azienda comunale, per esempio, da qualche giorno sono spariti gli addetti della Rrl, la società che ha vinto la commessa per riparare i condizionatori degli autobus. Servizio non proprio secondario, nelle giornate infuocate di questo inizio d'agosto, con la colonnina di mercurio che scavalla i 40 gradi percepiti.
I tecnici esterni avevano iniziato a lavorare nei depositi della partecipata, da Tor Pagnotta a Tor Sapienza, i primi di luglio. Ma dall'inizio di questa settimana non si sono più fatti vedere. Lasciando gli operai della municipalizzata a smistare centinaia di guasti. Senza pezzi di ricambio sufficienti per far fronte alla mole di malfunzionamenti che si registra ogni giorno. Qualche numero: Atac in teoria può contare su un parco mezzi composto da 1.920 autobus, con un'età media che supera gli 11 anni, contro gli 8,6 anni medi registrati a Milano, i circa 5 anni di Berlino, i 6 anni di Londra e i 7 anni di Parigi. In queste condizioni, ogni giorno escono dalle rimesse meno di 1.200 veicoli.
A mettere in crisi il settore della manutenzione è principalmente l'assenza di ricambi. L'azienda di via Prenestina ha accumulato negli anni un debito di 1,3 miliardi di euro.

SCORTE ESAURITE
L'esposizione verso i fornitori è di quasi 350 milioni; ecco perché le imprese, con centinaia di fatture non saldate, hanno smesso di inviare con regolarità le scorte necessarie per riparare i mezzi. E così quasi la metà delle navette rimane ferma nei garage, con gli operai interni costretti a smembrare le carcasse degli autobus più vecchi pur di rimettere in carreggiata quelli che si sono fermati da poco.
In un'azienda che fatica perfino a pagare gli stipendi dei suoi 11.771 dipendenti - «a luglio siamo riusciti ad autorizzare i bonifici solo nell'ultimo quarto d'ora», ha svelato Rota al Messaggero - è inevitabile che anche le commesse vengano saldate con ritardi cronici. Non stupisce, allora, che anche la ditta incaricata delle rimozioni dei bus che si fermano durante il servizio, da giorni, abbia iniziato a lavorare a singhiozzo. Lasciando i veicoli fermi in strada per ore, perché l'Atac da anni non ha più carri attrezzi di proprietà e gli operai sono costretti a intervenire sul posto.

In questo contesto, il Campidoglio prova ad intervenire come può. Ieri l'assessore alla Mobilità di Roma, Linda Meleo, ha annunciato che verranno rimessi in pista 32 filobus che erano stati abbandonati in un deposito per anni. «A luglio sono state collaudate 32 vetture su 45, mezzi tolti dalla polvere e restituiti ai tanti utenti, ai cittadini», ha detto la responsabile dei Trasporti della giunta Raggi. «Ci siamo messi a lavoro per fornire un collegamento efficiente sulle linee 60 e 90, su via Nomentana. In passato i romani hanno pagato circa 25 milioni di euro per non veder garantito il diritto a un miglior trasporto pubblico», ha concluso Meleo.