«Visto cosa hai fatto? E mi hanno picchiato»: così l'arbitro è stato aggredito dopo la partita

«Visto cosa hai fatto? E mi hanno picchiato»: così l'arbitro è stato aggredito dopo la partita
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 14 Novembre 2018, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 11:50

«Sì, è giusto che si parli di questa vicenda, che il calcio si fermi, anche per tutelare gli altri arbitri» dice Riccardo Bernardini, 23 anni, nel letto della Quarta Clinica Chirurgica del Policlinico Umberto I. La voce è flebile, è ricoverato lì da domenica scorsa, quando lo hanno colpito duro al termine di Virtus Olympia-Altetico Torrenova, partita di Promozione a San Basilio, periferia di Roma. Bernardini, studente di ingegneria gestionale alla Sapienza, ragazzo serio e determinato, è arbitro fino in fondo e anche le sue risposte raccontano di un ragazzo rigoroso che applica il regolamento: «Guardi, è giusto che si racconti quanto mi è successo, che ci sia attenzione su questo problema, però non mi faccia parlare, non posso rilasciare un'intervista senza l'autorizzazione dell'Aia, io sono un arbitro, non posso essere il primo che non rispetta le regole».

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REAZIONE
Marcello Nicchi, presidente dell'Aia (Associazione italiana degli arbitri), lo ha chiamato anche ieri mattina. «Presidente - gli ha detto Riccardo - vorrei poter partecipare alla riunione degli arbitri che c'è questa sera, mi spiace non esserci». «Ma no - gli ha risposto Nicchi - pensa a curarti». Il presidente dell'Aia vuole tutelarlo visto che le indagini sono in corso. A frenare l'operato dei carabinieri c'è però una scarsa collaborazione di chi era presente alla partita di San Basilio: nessuno sta parlando. La madre di Riccardo, Fiammetta, ripete: «Mio figlio vuole continuare ad arbitrare, io non glielo posso impedire. Faccio un appello al presidente Gravini, a Salvini, a Giorgetti: dateci una mano». La decisione di non inviare arbitri domenica in tutte le partite dei campionati dilettanti del Lazio è un modo per fare di questa vicenda un caso che ponga l'attenzione sulla sicurezza di chi dirige gli incontri in certi campi di periferia. E su un livello di violenza diffusa che assedia i quartiere e arriva fino ai campi da calcio.

La signora Fiammetta, che anche ieri insieme agli altri familiari era vicino al ragazzo in ospedale lo sa bene: spesso il figlio, come tanti arbitri, si è trovato a dirigere le gare in condizioni ambientali inaccettabili, intimidazioni e insulti sono una costante. Anche per questo i familiari avevano accompagnato Riccardo a San Basilio, erano sugli spalti e sono stati tra i primi a dare l'allarme. Verso le 13 arriva l'assessore regionale alla Salute, Alessio D'Amato, a incoraggiare il giovane arbitro. Riccardo: «La partita era finita e stavo uscendo dal campo, ho visto due giovani avvicinarsi, mi hanno affrontato, mi hanno detto ti sei reso conto di che c. hai fatto, io non ho avuto neanche il tempo di rispondere perché ho sentito una botta forte, dietro, alla nuca. Sono caduto e da quel momento non ricordo nulla. Io comunque voglio tornare ad arbitrare, non mi voglio fermare per questa brutta storia». A D'Amato che racconta di un suo familiare calciatore nei campionati giovanili, Riccardo risponde con un sorriso, ricordando che chi gioca forse dovrebbe, almeno una volta, provare a passare anche dall'altra parte della barricata, arbitrando si comprendono meglio le difficoltà di questa attività. Per fortuna, il peggio sembra passato: dopo una nuova Tac, nel giro di 24 ore potrà essere dimesso.
 

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