A Roma piove sull'Ara Pacis: manutezione sotto accusa

L'Ara Pacis protetta dalla pioggia (foto Stanisci/Toiati)
di Laura Larcan
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Venerdì 22 Novembre 2013, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 19:01

L’allerta rimane alta per l’Ara Pacis. Le previsioni meteo garantiscono nuove piogge torrenziali e i tecnici della Sovrintendenza capitolina si incupiscono al pensiero che la teca di Richard Meier replichi la dbcle di marted notte. Il museo dell’altare di Augusto ha riaperto di corsa, ieri, per salvare le apparenze e tenere botta alle polemiche al vetriolo. Una tiepida tregua dalle piogge ha consentito di raccogliere nei secchi gli ultimi rigagnoli d’acqua dal recinto scolpito e asciugato i pavimenti.

IL CAPRO ESPIATORIO

Ma ad animarsi per tutto il giorno è stato il balletto del capro espiatorio, il signor Malaussène di turno. Come è potuto accadere che la copertura del museo, tutto un gioco sopraffino di pannelli di vetro montati di sbieco, inaugurato per giunta solo sette anni fa, non abbia retto all’impeto degli scrosci della pioggia battente? Il gioco delle parti va in scena. Ai sopralluoghi sta partecipando Nigel Ryan, l’architetto dello studio Meier che ha diretto tutti i lavori per realizzare il progetto dell’Ara Pacis. Con lui, lo staff dei restauratori della Sovrintendenza al fianco dei tecnici del servizio manutenzione di Zetema. Secondo gli architetti americani, che hanno controllato a tappeto le lastre esterne e la parte interna del lucernaio, sembrerebbe che le cause delle infiltrazioni siano da imputare alla «negligenza» nella manutenzione: probabilmente le giunture dei pannelli non sono apparse sigillate in modo perfettamente ermetico. E l’affondo: se la copertura fosse stata tenuta sotto controllo sistematico, se ne sarebbero accorti per tempo.

Il gap, dunque, ruota intorno alla manutenzione ordinaria. Da contratto di servizio con la Sovrintendenza capitolina, è Zetema che gestisce gli interventi di manutenzione. Ma, a sua volta, la vigilanza che i controlli vengano fatti con puntualità, spetta pur sempre alla Sovrintendenza. Insomma, le responsabilità sembrano giocare a rimbalzo. La conferma sembrerebbe arrivare dall’Assessorato capitolino alla Cultura che, se da un lato garantisce che non c’è stato alcun danno per il monumento, dall’altro spiega che sul tetto si è creato un intasamento di foglie, accumulatesi nei tanti giorni di maltempo, che hanno così ostruito i flussi di scarico: il ristagno dell’acqua ha creato infiltrazioni. E intanto i puristi del restauro si indignano davanti alle scene dei teli «impecettati» sugli antichi rilievi del capolavoro.

LE POLEMICHE

E meno male che si celebra il bimillenario di Augusto. I giochi d’acqua sembrano il leitmotiv della celebrazione capitolina: da un lato la teca-acquario, dall’altro, il mausoleo cinto da un canale che fa invidia a Venezia. Le polemiche non sono mancate: «Mai era accaduta una cosa simile nei settant’anni di esposizione dopo il suo ritrovamento negli anni '30 - dice Marco Marsilio, portavoce regionale di Fratelli d'Italia - Demolita la teca di Morpurgo, la nuova teca di Meier avrebbe invece garantito protezione all'Ara Pacis. Scopriamo, invece, che basta un acquazzone per provocare danni».

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