Roma, chiuse le indagini sulla «killer dei gatti»: rischia 18 mesi di carcere

Appio, chiuse le indagini sulla «killer dei gatti»: rischia 18 mesi di carcere
di Adelaide Pierucci
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Lunedì 10 Settembre 2018, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 14:31

LA STORIA
Si definisce una lovers cat. Per gli altri, invece, è solo la killer dei gatti. L'ultimo micio che le è stato strappato è stato chiamato Libero. Liberato, appunto, a dicembre, prima che morisse di stenti tra cumuli di rifiuti in casa della padrona, a San Giovanni. Altri gatti prima di lui si sono lanciati dalla finestra pur di fuggire dalla casa degli orrori. La killer dei gatti, altrimenti conosciuta come la padrona dei gatti suicida, sessanta anni, casa in via Lavinio, laurea in psicologia e un disturbo mentale che l'ha portata a soffrire di disposofobia (l'accatastamento ossessivo di cose) e di animal hoarding (accumulo di animali), era riuscita a farsi donare quel micio da una volontaria animalista, ignara. Amo i gatti, le aveva assicurato e la malcapitata quando si è resa conto dell'errore ha lanciato l'allarme ad altre animaliste che da quindici anni seguono e denunciano la vicenda.
 

 

 
LE ACCUSE
In un blitz coordinato dalla procura, nel giugno 2017, tra le 16 tonnellate di rifiuti prelevati in via Lavinio sono stati trovati quattro gatti mummificati e tre deperiti, impauriti, affamati. Abbandonata dalle istituzioni, senza familiari vicino, la Lovers cat, così si definisce in uno dei tanti profili facebook, serial killer di bestiole senza averne neanche consapevolezza, però, potrebbe essere considerata responsabile di fronte alla legge. Il pm Antonio Clemente, il magistrato che ha autorizzato tre perquisizioni salva-gatti, ha appena chiuso le indagini sul caso contestando all'indagata il maltrattamento di animali. Un reato che prevede pene dai tre ai diciotto mesi di carcere, che possono raddoppiare, quando ne deriva la morte dell'animale, pure se involontaria. N.A. sostiene di amare gli animali. Ma la realtà, drammatica, dice il contrario.
 


Antonio Colonna, esperto in zoocriminalità, tra aprile e giugno dello scorso anno, ha coordinato su delega del pm i tre blitz e lo sgombero dell'appartamento, sempre sbarrato. Ma dopo qualche mese la situazione era la stessa. «Ci chiediamo», sollecita l'esperto «quale sia il motivo per cui di fronte alla reiterazione di certe condotte ne' i servizi sociali, ne' il dipartimento di salute mentale valutino le patologie continuando a mettere a rischio il condominio, gli animali e la stessa donna». Un incubo per i vicini costretti a fare i conti con blatte, odori nauseabondi e ben due incendi. E non sembra l'unico caso di Crudelia Demon in città. In via Enrico Fermi ci sono esposti per un altro caso, questo di allevamento clandestino di gattini di razza, venduti a caro prezzo in Rete: decine di Thai dei laghi blu tenuti segregati e in condizioni impossibili.
 

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