Antonio De Vita, 57 anni, è il nuovo Comandante provinciale dei carabinieri di Roma

Antonio De Vita
di Morena Izzo
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Venerdì 9 Settembre 2016, 14:45 - Ultimo aggiornamento: 10 Settembre, 15:43

Si è insediato il nuovo Generale di Brigata Antonio De Vita, 57 anni, da due giorni nuovo Comandante Provinciale dei Carabinieri di Roma. Dopo due anni di permanenza, lascia il comando provinciale di Napoli, dove aveva dato un forte impulso alle indagini per contrastare i clan di camorra e il narcotraffico, conseguendo importanti risultati con la cattura di trenta latitanti di altissimo profilo criminale.

«Credo molto nella vocazione territoriale dell'Arma - ha detto - dobbiamo continuare come ha già fatto l'ottimo collega e amico, il Generale Salvatore Luongo». Vocazione al territorio, dunque, ma anche attenzione alle periferie e la «capacità di migliorare la qualità delle risposte che la popolazione ci chiede ogni giorno». E poi le grandi sfide di Roma, come il terrorismo. «Sulle attività investigative vorrò spendere parecchio del mio tempo», ha poi aggiunto il Generale De Vita. 

A Napoli, al Comando del Nucleo Operativo del Comando Provinciale dal 1997 al 2001, ha diretto importanti azioni investigative quali la disarticolazione del clan Giuliano; l’operazione Sirena a Barra; contro i clan Lago e Marfella; l’arresto di Bruno Rossi ‘o corvo; contro Alleanza di Secondigliano; contro il clan Sacco-Bocchetti con arresto del super latitante Gennaro Sacco; nei Quartieri Spagnoli contro il clan Misso e Tolomelli-Vastarella; contro il clan Contini (arresto in Spagna del reggente Antonio Cristiano, tra i protagonisti della faida Contini/Mazzarella); nel settore delle indagini patrimoniali con durissimi colpi ai clan Polverino e Nuvoletta.

A Torino è stato al vertice del Comando Territoriale da settembre 2003 a ottobre 2006, periodo in cui nel capoluogo piemontese si sono svolti eventi come le Olimpiadi nel 2006, l’Ostensione della Sindone e le manifestazioni, con forti momenti di tensione, contro l’Alta Velocità.

Da Comandante Provinciale di Torino, dall’11 ottobre 2006 al 30 ottobre 2011, ha voluto, avviato e coordinato le investigazioni nell’inchiesta Minotauro, che ha portato a 142 arresti e alla condanna in giudicato di oltre cento appartenenti alla ‘ndrangheta calabrese ramificatasi in Piemonte. La stessa operazione ha inoltre documentato per la prima volta la presenza e l’operosità delle mafie meridionali in Piemonte.

Dal 31 ottobre 2011 al dicembre 2013 è stato Capo Ufficio Personale Brigadieri, Appuntati e Carabinieri del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri; dal dicembre 2013 al 21 settembre 2014 Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

E’ ritornato a Napoli, al vertice del Comando Provinciale, dal 22 settembre 2014 al 6 settembre 2016. Il momento più drammatico del suo incarico napoletano è stato l'omicidio di Anatolij Korov, l'uomo che il 29 agosto del 2015, durante una rapina ad un supermercato di Castello di Cisterna, nel Napoletano, fu ucciso mentre difendeva una cassiera dai malviventi. "Un eroe civile - come lo definisce il Generale De Vita- morto per difendere i valori della legalità”

Il Generale De Vita è stato insignito delle seguenti onorificenze: Croce d’Oro per anzianità di Servizio Militare; Medaglia Mauriziana al Merito Militare di 10 Lustri; Medaglia d’oro al Merito di Lungo Comando; Medaglia NATO per servizio prestato in relazione alle operazioni nella ex-Jugoslavia; Commendatore di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. 

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