IL NODO
Queste strutture dovevano essere riassegnate fino al 2020. Il problema però, che viene denunciato dai consiglieri di Fratelli d'Italia, Maurizio Politi e Francesco Figliomeni, è che «il bando è lo stesso di quello su cui l'Anac aveva espresso parere contrario». In sostanza, si ripete l'errore. In particolare è l'accusa mossa dai banchi dell'opposizione l'avviso per come è stato redatto assomiglia più a un appalto che a una concessione dal momento che l'amministrazione ha predeterminato ogni aspetto della gestione dei nidi, a partire dalla scelta di Roma Capitale degli utenti fino alla frequenza, senza che il concessionario possa in alcun modo interferire. Situazioni queste già evidenziate nel bando precedente sul quale l'Anac aveva puntualizzato che il contratto doveva inserirsi nell'ambito dell'appalto dei servizi, figurando come tale, e non in quello delle concessioni.
CRITERI SBAGLIATI
Tra l'altro «la suddivisione del piano economico finanziario per la gestione del servizio è stata quantificata tout court in 570 euro, di cui 190,70 euro a carico delle famiglie aggiunge Politi senza che l'amministrazione abbia acclarato se in tutti i territori sussistano le stesse condizioni economiche». Tanto per capirci: per il nido di largo Rotello la quota spesa dalle famiglie nel 2016 è stata di 113 euro mentre la stessa spesa per lo stesso anno a largo Camboni ammontava a 235 euro. In parole povere, con questo schema ci sarà chi ne guadagnerà e chi invece ne sarà penalizzato «tutto questo conclude Politi a scapito degli utenti dei nidi più periferici». Per ora le strutture sono aperte e a lavorarci sono i precedenti gestori a cui è stata concessa una proroga fino a luglio 2018. All'assessorato alla Scuola di Laura Baldassarre c'è imbarazzo, mentre la presidente grillina della Commissione Scuola, Maria Teresa Zotta, è pronta a convocare un incontro ad hoc con l'assessora. «Arrivano costanti richieste spiega la Zotta è doveroso far chiarezza nell'interesse delle famiglie e degli imprenditori».