Roma, allerta rifiuti: il Lazio non ce la fa: «Costretti a portarli fuori regione»

Rifiuti a Roma
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 20 Luglio 2018, 08:19
Quasi 200 milioni di euro per liberarsi di 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti in due anni. Roma torna a pagare un conto salato per evitare di essere seppellita dalla spazzatura. E al di là dei proclami sulla differenziata e i sacchetti intelligenti, Ama lo fa alla vecchia maniera, con un maxi bando in cui si cercano a Roma, nel Lazio ma anche nel resto d'Italia impianti di trattamento, discariche e inceneritori disponibili a prendersi i rifiuti che la Capitale non riesce a smaltire. Con un'incognita: quei 200 milioni di euro potrebbero non bastare, perché secondo più di un esperto i 154 euro a tonnellata fissati nel bando rischiano di essere fuori mercato. C'è una ricerca spasmodica di impianti da parte anche di altre regioni in difficoltà, come la Campania, i prezzi stanno salendo e dunque, come vogliono le più elementari regole del mercato: se c'è qualcuno disposto a pagare di più, gli spazi per chi vorrebbe pagare di meno si riducono.

CIFRE
Andiamo per ordine. Il testo del maxi bando, forse il più importante indetto dall'Ama nella sua storia, è stato pubblicato l'altro giorno sul sito dell'azienda. Si parla di un valore complessivo di 188.025.500 di euro a cui però va aggiunta l'Iva. E si cercano imprese disposte a smaltire 549.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati, 336.000 per gli scarti (finiscono in discarica) 132.000 di frazione organica stabilizzata (anche questa va in discarica), 200.000 di cdr e css (combustibile di rifiuti che deve essere bruciato dagli inceneritori). In altri termini: dentro c'è tutto, anche le 1.250 tonnellate di indifferenziato che ogni giorno oggi vengono portati a Malagrotta da Colari, gruppo Cerroni. Si tratta della madre di tutte le gare, perché - in linea teorica - potrebbe per una volta essere escluso Cerroni dalla gestione dei rifiuti romani. In questo modo però aumenterebbe la dipendenza della Capitale da altre province e regioni.

Già una prima gara, quella che riguardava solo scarti e cdr, è andata deserta, e questo non è un bel segnale, perché Ama ha dovuto ricorrere a contratti ponte con un gruppo di imprese dell'Emilia-Romagna e della Lombardia, una formula che però non può durare in eterno. A chiedere la maxi gara, inoltre, erano state Prefettura e Anac (autorità anti corruzione) di fronte al macigno dell'interdittiva antimafia che ha colpito Cerroni. La Prefettura ha nominato un commissario alla guida di Colari, Luigi Palumbo, il cui mandato però scade in aprile, ma allo stesso tempo aveva posto una condizione: serve una gara pubblica per il quantitativo di rifiuti che oggi finiscono a Malagrotta.

E' servito molto tempo, ma alla fine il bando è stato pubblicato: ora però la situazione si è complicata. Sostanzialmente, al di là dei proclami, la differenziata non è aumentata in modo sensibile e questo fa sì che Ama e Roma Capitale non si possano permettere una nuova gara flop. Allo stesso tempo gli unici impianti per i quali Ama ha presentato un progetto sono quelli di compostaggio, dunque lavorano solo la parte organica della differenziata e non incidono sul resto del problema.

Le proposte andranno presentate entro il 21 settembre. Nella sede di via Calderon de la Barca incrociano le dita, perché se per quel giorno non saranno arrivate proposte che coprano tutto il milione e duecentomila tonnellate di rifiuti, i problemi potrebbero andare ben oltre a quelli che Roma vive con filosofia quotidianamente.
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