Allarme a Termini, le testimonianze: «L'uomo col fucile? Guardava nel vuoto come i killer del Bataclan»

Allarme a Termini, le testimonianze: «L'uomo col fucile? Guardava nel vuoto come i killer del Bataclan»
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 26 Gennaio 2016, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:53

L'ALLARME
«Sembrava di essere al Bataclan», dice Veronica, appena mette piede fuori da Termini, il viso ancora segnato dalla tensione. I posti di blocco si sono appena aperti, la stazione prova a tornare alla normalità. Ma è ancora vivo il ricordo di un'ora da incubo, in cui centinaia di pendolari romani sono piombati nel clima di terrore che a metà novembre ha attraversato le strade di Parigi. «Guardava nel vuoto, sembrava che fosse ipnotizzato», racconta chi è riuscito a vedere l'uomo di 60 fermato e rilasciato ad Anagni. «Non pensavamo che fosse un fucile giocattolo. Bastava vedere come teneva in mano l'arma. La impugnava come se fosse stato un kalashnikov vero. Per questo è scoppiato il panico». Nella cappa di delirio che intorno alle sette di sera di ieri ha avvolto lo scalo ferroviario, si addensano testimonianze di ogni genere. In tanti sono ancora sotto choc, c'è perfino chi arriva a giurare di avere «sentito degli spari».
 


«URLA DAPPERTUTTO»
In pochi sono riusciti a vedere l'uomo che, per dieci minuti, ha attraversato la stazione dalla fermata della metropolitana fino al binario 20 dei convogli ferroviari. Ma l'onda di sgomento e angoscia ha investito tutti quando le banchine, i negozi, i corridoi della stazione si sono trasformati in uno scenario di guerra, quando decine di agenti in tenuta anti-sommossa hanno fatto irruzione per catturare l'uomo ricercato. «Sembrava una serata normale - racconta Massimiliano, avvocato, davanti all'ingresso di via Giolitti - La stazione era affollata dei pendolari che tornano a casa. Io ero da poco uscito dal lavoro e stavo per scendere a prendere la metropolitana. Non ho visto direttamente l'uomo, ma quando ho visto gli agenti entrare in stazione ho subito capito che stava succedendo qualcosa di anomalo». Gli fa eco Valentina, studentessa di Biotecnologie alla Sapienza. «Stavo per raggiungere le scale mobili quando ho sentito delle urla. Una signora accanto a me stava per svenire, l'ho fermata io e le ho dato una bottiglietta d'acqua che tenevo in borsa. Anche io ero spaventata. Mi diceva: faremo la fine di Parigi. Faremo la fine di quelli del Bataclan. Ho avuto un brivido. Anche adesso che ricordo quei momenti sono ancora scossa».

TUTTI AL CELLULARE
A propagare l'effetto terrore sui passeggeri rimasti bloccati in stazione, è stata anche la rapidità con cui la notizia si è propagata. «Controllavamo ogni secondo gli smarphone, per sapere da fuori cosa stava succedendo all'interno», racconta un altro pendolare. «Non tutti capivano esattamente cosa stesse succedendo. All'inizio c'era chi pensava che fosse un pacco bomba, come è già accaduto molte volte negli ultimi mesi. Poi quando abbiamo visto quanti erano i poliziotti che affollavano la stazione, abbiamo capito che non si trattava del solito falso allarme, della solita borsa abbandonata per sbaglio. Stavolta c'era qualcosa di più». «È stato quello il momento più duro», confessa Bianca Maria. «Poi per fortuna un agente ci ha detto che potevamo uscire. L'incubo era finito». 
 
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