Il "nuovo Alberone" rischia di morire, allarme dei residenti: il leccio in agonia

Il "nuovo Alberone" rischia di morire, allarme dei residenti: il leccio in agonia
di Alessandro Tittozzi
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Giovedì 28 Maggio 2015, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 10:52
Il nuovo “alberone” rischia di morire. Il leccio di via Appia ripiantumato lo scorso 20 novembre, al posto di quello caduto durante il nubifragio del 7 novembre 2014, è secco e probabilmente malato.



E adesso, il timore degli abitanti del quartiere è che possa fare la stessa fine del gigante verde crollato in autunno dopo quasi 30 anni di vita sul territorio.

Quella quercia di 137 anni e pesante 60 quintali, tanto amata dai romani, fu donata nel 1986 dal vivaista ternano Marcelli grazie a una campagna di sponsorizzazione de Il Messaggero.





Trent'anni fa ci fu una festa che richiamò almeno 3mila persone con il concerto della Big Band della scuola popolare di musica di Villa Gordiani.

Da allora, quella quercia è divenuta il punto di ritrovo per tutti i cittadini della zona, tanto che quando devono dare un appuntamento a qualcuno dicono: “Ci vediamo sotto l’alberone”.



Ma quel leccio malato di carie e incuria, e sprofondato su se stesso in quel brutto temporale di novembre, da sei mesi è stato sostituito dal nuovo albero secolare di 150 anni, alto 8 metri e largo 1 e mezzo. Ma la nuova pianta non sembra essersi adattata all’habitat che la circonda, anzi. Il simbolo del quartiere di Via Appia Nuova non riesce a crescere né tantomeno a fiorire. Il vaso troppo piccolo per contenere radici di un certo volume e il forte inquinamento presente in quel quadrante di Roma, stanno forse mettendo a rischio la vita della pianta.



Ad oggi sono pochissime le gemme e le foglie presenti sui rami della quercia. Eppure l’albero, a dire dei residenti, viene innaffiato due volte a settimana come previsto dal vivaio che lo ha impiantato. A denunciare, però, il rischio per la salute del “patriarca” della zona è il gruppo facebook “Sei dell’alberone se…”.



Luca D’Arienzo, Chiara Toncelli, Alessandro Ciannarella, Claudio Micozzi Ferri e il fondatore del gruppo Massimiliano Calabrese Babusci sono pronti a tutto pur di salvare l’albero. Sul social network hanno pubblicato decine di foto e centinaia di commenti scritti che indicano lo stato di degrado in cui versa la pianta.



E non bisogna avere il pollice verde per capire che se a primavera inoltrata non ha foglie nuove, e che quelle vecchie sono gialle, c’è qualcosa che non va.

Secondo un agronomo contattato dal gruppo l’albero è stato prima“capitozzato”, termine tecnico che indica la potatura dei rami sopra il punto di intersezione con il tronco. Successivamente piantato e subito ingabbiato in un mattonato. Una serie di procedure troppo veloce tale da mettere a rischio la salute della pianta e la brillantezza del verde.



Addirittura i promotori della pagina facebook, in maniera provocatoria, propongono che a curare l’albero siano loro stessi e non il servizio giardini del Campidoglio. «E’ finito il tempo delle passerelle dei politici e degli amministratori capitolini, pronti a prendersi i meriti per la sostituzione della quercia – sostengono Luca D’Arienzo e Chiara Toncelli - Ora vogliamo solo una manutenzione specifica e accurata per il nostro leccio. La fretta con cui è stata sostituita la pianta probabilmente è stata nociva per la crescita e lo sviluppo delle radici».



I residenti della zona chiedono l’intervento immediato di un botanico per capire le reali condizioni della quercia e hanno paura che dopo nemmeno un anno faccia la stessa fine del mitico alberone del 1986.

Solo sei mesi fa sulla scia dell’entusiasmo per la nuova piantumazione il sindaco si disse favorevole alla proposta del Presidente del WWF Fulco Pratesi di cambiare il nome della vicina fermata della metro A da Furio Camillo ad Alberone. «Lo proporrò presto alla Giunta», assicurò Marino all’epoca. Ad oggi, però, nulla è stato fatto. E dall’Alberone arriva solo il grido di allarme dei residenti.