Per il pm Rita Ceraso possedeva illegalmente divise, anabolizzanti, un ricettario e una ricetta falsificata. Perché Massimo Pasquini, difeso dall'avvocato Piergiorgio Micalizzi, fosse in possesso delle uniformi non lo ha ancora spiegato. Di certo Simona Amadio, la cancelliera spiona, accusata di intrufolarsi nel sistema informatico della procura per visionare indagini coperte da segreto istruttorio, non si era attivata solo per Carlo D'Aguano in cambio di soldi e favori. Ma aveva guardato ripetutamente anche la posizione di Pasquini, divenuto poi loro coimputato, nell'inchiesta portata in aula, dopo la retata di arresti di giugno, dal pm Nadia Plastina.
GLI ANABOLIZZANTI
Pasquini è amico del compagno della D'Aguano, il poliziotto Angelo Nalci anche lui arrestato e ossessionato da muscoli e anabolizzanti. Come un altro indagato Francesco T., implicato in traffici di sostanze stupefacenti, anabolizzanti per precisione, per cui la talpa ha sempre spiato. Per poi parlarne con un poliziotto (infedele): «Io ho visto determinate cose (ossia le indagini in corso ndr). Lo dico da sorella: attenzione ai telefonini, attenzione». Degli accessi illegali al sistema Sicp di piazzale Clodio, la Amadio parla in casa di D'Aguano, come un vanto. «Io e Angelo abbiamo tagliato i ponti con lui, con Massimo - aveva rivelato - perché indagato. Aveva divise e anabolizzanti. So tutto». D'altra parte lo stesso D'Aguano aveva sentito la dipendente del tribunale dire al compagno, il poliziotto Nalci, che «a casa non doveva tenere neanche una siringa e che si sarebbe dovuto far vedere con lui il meno possibile». La moglie del boss in contatto con gli agenti aveva commentato: «Pensa te quanto sono corrotti. Quella lavora in tribunale, sa tutti i cavoli, li riporta a lui, e gli salva il sedere».
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