Affittopoli a Roma, prima asta deserta. In cassa mancano 300 milioni

Affittopoli a Roma, prima asta deserta. In cassa mancano 300 milioni
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 25 Ottobre 2016, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 18:45
Le case di Affittopoli? Non le vuole comprare nessuno. La prima maxi-asta bandita dal Comune di Roma è andata praticamente deserta. La dead-line per presentare le offerte scadeva ieri. E su 21 immobili messi sul mercato, gli uffici del dipartimento Patrimonio hanno ricevuto appena due proposte, di cui solo una valida.

Non proprio un successo. Anche se per spiegare il flop della vendita è sufficiente ricordare un aspetto, non proprio irrilevante per chi deve mettere mano al portafogli (solo per avanzare un'offerta era necessario versare un deposito cauzionale pari al 10 per cento della base dell'asta): molti degli appartamenti e dei negozi che il Campidoglio avrebbe voluto cedere al miglior offerente, sono ancora occupati da abusivi e morosi. Qualunque privato si fosse aggiudicato il bene, già in partenza avrebbe dovuto accollarsi il rischio di una battaglia legale dagli esiti (e soprattutto dai tempi) incerti, tra richieste di sgombero, impugnazioni e ricorsi vari. E infatti i romani se ne sono tenuti alla larga, nonostante i prezzi - almeno in partenza - fossero al di sotto dei valori di mercato.

L'ALBERGO
Il lotto più costoso finito all'asta era quello di largo Corrado Ricci. Vista mozzafiato sui Fori Imperiali, un palazzo con tre numeri civici di fila. Base d'asta: 4 milioni e 316mila euro. Peccato che l'immobile, come si leggeva nel bando del Comune, risulti ancora «occupato senza titolo». Per la precisione da un albergo, che non ha alcuna intenzione di traslocare, tanto da avere ingaggiato una controversia legale con il Comune, che è ancora lontana dalla conclusione. Stesso discorso all'Arco di Santa Margherita, vicolo gioiello tra piazza Farnese e Campo de' Fiori. Gli abusivi che per anni hanno versato nelle casse del Campidoglio la bellezza - per loro - di 55,32 euro l'anno (4 euro e 61 centesimi al mese, come si legge nei report del Patrimonio) sono ancora lì. Anche per questo, forse, il prezzo di partenza proposto dal Campidoglio poteva sembrare piuttosto basso: 155mila euro. Nonostante ciò, nessuno si è fatto vivo per rilevare il locale.

I NEGOZI
Era arrivato all'asta occupato anche un negozio con doppio affaccio su vicolo dei Falegnami, dietro Largo Argentina (190mila euro). Anche in questo caso: asta deserta, così come per un ufficio in vicolo Moroni, zona Ponte Sisto (200mila euro di partenza) e per un magazzino in una traversa di via del Pellegrino (199mila euro). E ancora: nessuna offerta per un appartamento sgomberato in viale Mazzini, per i quattro appartamenti in viale Giolitti, dietro la stazione Termini, per una casa in via dei Cappellari, per altre tre in via dei Montecatini, traversa di via del Corso. L'unica proposta valida riguardava il lotto meno costoso: un terreno nel comune di Ciampino da 18mila euro.

Un po' poco, tenendo conto che l'operazione, lanciata dall'amministrazione comunale lo scorso 6 ottobre, avrebbe dovuto portare almeno 12 milioni di euro nelle casse di Palazzo Senatorio. Tra appartamenti, negozi e uffici, la base d'asta complessiva dei ventuno lotti ammontava a 11 milioni e 920mila euro. Ma il fattore-occupanti, alla fine, è stato decisivo. E dire che il Campidoglio, gestione Marino, da oltre un anno e mezzo ha votato una delibera (peraltro molto contestata dalle opposizioni, all'epoca) per l'alienazione del patrimonio di Roma Capitale. Un provvedimento che, in teoria, avrebbe dovuto interessare 600 immobili e quindi «assicurare alle casse capitoline oltre 300 milioni di euro», secondo i promotori. Se tutte le aste andranno come la prima, sarà forse il caso di rivedere al ribasso quelle previsioni.

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
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