Acqua contaminata, lo sfogo dei residenti
«Dall'arsemico all'amianto, siamo abbandonati»

di Laura Bogliolo
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Venerdì 14 Marzo 2014, 08:39
Massimo un fagottino celeste, ha tre mesi e ogni giorno in braccio alla mamma impara che c’ un angolo di Roma dove ancora un privilegio bere acqua potabile, dove anche farsi una doccia pu diventare rischioso, dove, raccontano i pi grandi,

«sembra di essere tornati al Dopoguerra, quando ci lavavamo nella bagnarola». Massimo imparerà presto a non fidarsi, ricordando l’ansia e il terrore della mamma che è quasi svenuta quando ha saputo che l’acqua degli acquedotti rurali dell’agenzia regionale Arsial conteneva sostanze nocive alla salute: «Mio figlio è una creatura innocente, chissà cosa gli succederà».



Massimo ieri era come ogni giorno con i genitori in via di Tragliatella a raccogliere acqua potabile dalla cisterna sistemata davanti a un asilo dopo l’allarme «Preoccupati, arrabbiati, disperati, ecco come ci sentiamo - dice Alessandro Savi, il papà di Massimo - ci hanno ingannati, ci hanno avvelenati, con estremo ritardo ci hanno comunicato che l’acqua che usciva dai rubinetti era nociva».



IL TERRORE

L’ordinanza n.36 del 21 febbraio del Campidoglio vieta l’utilizzo dell’acqua fino alla fine dell’anno da parte degli utenti degli acquedotti rurali Arsial di alcune aree del XV Municipio ( Malborghetto, aree ex ente Maremma di Osteria Nuova) e del XIV (Santa Maria di Galeria, Tragliatella, Piansaccoccia, alcune aree del consorzio di Cerquette Grandi). «Divieto di utilizzo dell’acqua per il consumo umano a causa dell’emergenza arsenico rilevata dall’Asl» c’è scritto sul foglio appeso sui cancelli dell’asilo nido della zona. «Una sentenza di morte dalla quale difficilmente fuggiremo» dice Maria Mattei, occhi di nonna affogati dalle lacrime pensando ai nipotini. «Siamo tornati indietro di cinquant’anni - dice - che vergogna, ci laviamo nella bagnarola, neanche la lavatrice possiamo fare, sono costretta a portare i panni a una lavanderia ad Anguillara, perché ogni indumento assorbe gli elementi nocivi dell’acqua. Perché - chiede nonna Maria - non ci hanno chiuso i rubinetti? Perché ci hanno messo così a rischio?».



I COSTI

Nella Roma nord colpita dall’emergenza acqua, tra abitazioni private e terreni per la coltivazione, fattorie e scuole, tra quelli che un tempo chiamavano «gli orti di Roma». Il panico diventa rassegnazione negli occhi di Mario Persi: «Adesso dobbiamo far controllare i pozzi a nostre spese, abbiamo paura che siano contaminati anche quelli». Il costo? «Trenta euro per conoscere il livello di arsenico, 200 per analisi complete, le uniche che possono togliere ogni dubbio» aggiunge Mario. A borgo Tragliatella, così come a Malborghetto e a Santa Maria di Galeria, le cisterne con l’acqua potabile diventano meta di un triste pellegrinaggio dove si scambiano consigli e parole di terrore. Maria Mattei non trattiene le lacrime mentre spiega a tutti, quasi urlando: «Non potete lavarvi, non potete fare la lavatrice con quell’acqua».

C’è poi la polemica sulla scritta «acqua non potabile» sulle bollette Arsial. «Era una scritta piccolissima, ma chi ci fa caso? - dice Maria - e comunque il divieto è totale, non c’è solo il divieto di bere, ma anche quello di lavarsi». La paura corre anche sul web, dove sul gruppo Facebook Sei di Tragliatella se...si dà appuntamento a martedì 18 per un’assemblea dei residenti.



C’è rabbia negli occhi di Luciano Ingrassia: «Ci hanno fatto pagare acqua avvelenata, questa è follia» dice Luciano: «Sono ancora vivo, ma non so ancora per quanto. Abito qui da dieci anni e chissà da quanto tempo l’acqua con cui ci siamo lavati, che abbiamo bevuto era piena di schifezze, un mio amico ha avuto problemi alla gola. Come facciamo a sapere che la causa non sia stata l’acqua? Noi tutti ci sentiamo dei sopravvissuti».

Già, ecco come si vive in un angolo di Roma nord, un po’ da sopravvissuti, un po’ con il terrore di riuscire a non salvarsi.