Aids, l'untore che ha infettato 32 donne è un impiegato: «Le ho contagiate per incoscienza»

Aids, l'untore che ha infettato 32 donne è un impiegato: «Le ho contagiate per incoscienza»
di Adelaide Pierucci
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Sabato 23 Gennaio 2016, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 14:33
«Sono stato un incosciente». Valentino Talluto non ha probabilmente una grande dimestichezza con il senso delle parole se, dopo aver consapevolmente infettato col virus dell'Hiv numerose partner, arriva a definire il proprio comportamento come dettato dalla semplice imprudenza. L'identità di Valentino T., finito in carcere lo scorso novembre, è stata sdoganata in ambienti giudiziari. L'esigenza di tutelare la privacy dell'indagato è stata ritenuta recessiva rispetto alla necessità di far emergere il maggiore numero di vittime. Finora se ne sono contate 32. Per un'altra decina ci sono riscontri in corso. Talluto, trent'anni, un lavoro da impiegato, non se l'aspettava di essere considerato un mostro. Tutt'al più uno sbadato. «Ne' volontà di fare del male. Ne' sfregio». La sua chiave di lettura sui contagi seriali? «Sono stato un incosciente». Alla domanda esplicita degli investigatori: «Aveva questo virus, ma lei non lo sapeva che si può trasmettere per il contagio attraverso rapporti sessuali?», Valentino ha risposto in maniera laconica: «Sì, lo sapevo. Infatti ho sbagliato. Purtroppo ero giovane, incosciente, non avevo una famiglia dietro, quindi, ho sbagliato». Ecco perché, a suo dire, pur essendo consapevole della sieropositività, per nove anni («con un conclamato atteggiamento di assoluta insensibilità», hanno scritto di lui i giudici), nella ricerca spasmodica di intimità appaganti, meglio se non protette, ha fatto sprofondare nel baratro della malattia una sfilza di compagne.

 
IL GIRO
Al vaglio della procura - coordina l'indagine della polizia di Stato interna a piazzale Clodio il pm Francesco Scavo - ci sono i contatti con cento donne. Giovani conosciute in chat o corteggiate per strada. Giovanissime, che in alcuni casi, hanno offerto la loro verginità. «Quando mi hanno riscontrato il virus», ha dovuto ammettere l'indagato con gli investigatori, «mi hanno detto che era un virus che si poteva trasmettere sessualmente..». Da qui la conclusione ribadita dai giudici del Riesame, presidente Gian Luca Soana, che ne hanno respinto la scarcerazione: «La condotta complessiva di Talluto dimostra come abbia intenzionalmente voluto trasmettere il virus dell'Hiv ad una molteplicità di donne». Aggiunge poi il collegio: «Assumendosi anche il rischio che queste infettassero i loro futuri partner e sviluppassero la malattia o comunque patologie proprie di chi è sieropositivo e non si cura, come la polmonite». Ma la sua «pervicace mala fede» e «la proclività quasi patologica alla menzogna» costringerà a lungo i magistrati a valutare il suo vero spirito nell'agire. Di sicuro Valentino Talluto ha mentito più volte. Alle partner e agli inquirenti. Solo a una compagna nel 2006 ha confessato la malattia, scoperta da pochi mesi con un test eseguito allo Spallanzani. Ammissione fatta quando già l'aveva contagiata. E quando qualcuna di loro aveva scoperto (troppo tardi) il suo segreto, lui si è difeso scaricando la colpa su una ex. E' quello che prova a raccontare anche agli agenti che lo hanno interrogato pochi mesi prima dell'arresto: «Ho scoperto di essere sieropositivo nel 2014. Mi ha contagiato una compagna». E rivela il nome. Era una delle ultime vittime. Il contagio nel 2012.