Roma, «amianto nel giardino del Circolo degli Artisti»: a giudizio il proprietario

Roma, «amianto nel giardino del Circolo degli Artisti»: a giudizio il proprietario
di Michela Allegri
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Giovedì 28 Gennaio 2016, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 09:41

Avrebbe occupato abusivamente, per anni, un immobile di proprietà del Comune di Roma senza pagare l'affitto e fondando un locale divenuto uno dei punti di riferimento della movida capitolina: il Circolo degli Artisti, in via Casilina Vecchia, oggi chiuso e sequestrato. Poi, avrebbe ampliato e modificato quello spazio, arredandolo con realizzazioni totalmente irregolari. Non contento, avrebbe anche sotterrato illegalmente nel giardino rifiuti pericolosi: eternit, per l'esattezza. Ora, con accuse che vanno dall'abuso edilizio allo smaltimento illecito di rifiuti tossici, Romano Cruciani, patron del Circolo, è ad un passo dal banco degli imputati. Il pm Alberto Galanti ha da poco firmato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei suoi confronti, atto che solitamente precede una richiesta di rinvio a giudizio. Le accuse contestate sono una sfilza. Per gli inquirenti, si legge negli atti della Procura, l'indagato avrebbe occupato l'immobile «al fine di trarne un profitto consistente nell'attivazione e gestione di un'attività imprenditoriale».
 

GLI ABUSI
Dalla data dell'insediamento fino alla chiusura, avvenuta lo scorso 16 marzo, il patron avrebbe effettuato ampliamenti e ristrutturazioni dell'area, dimenticando però che la zona fosse soggetta a vincolo archeologico. Cruciani, infatti, avrebbe proceduto «senza la prescritta autorizzazione alterando e deteriorando un bene soggetto a speciale protezione dell'autorità, segnatamente l'acquedotto Felice, di epoca romana», scrive il pubblico ministero. Nello specifico, l'indagato avrebbe effettuato opere e scavi abusivi, piazzando anche un barbecue «a contatto con la campata dell'acquedotto stesso». Nel capo d'imputazione si legge pure che Cruciani avrebbe alterato lo stato dei luoghi rimuovendo strutture preesistenti: locali e coperture in cemento armato, pavimentazione dell'intera superficie. Al posto dei vecchi edifici avrebbe messo tettoie, gazebi, impianti, banconi bar in muratura, forni per pizze. Avrebbe addirittura attrezzato il locale con un'area cinema. Il tutto, per l'accusa, senza permesso. Alla fine della ristrutturazione, il Circolo aveva raggiunto un'estensione di circa 4 mila metri quadri. Le accuse per il patron, però, non sono finite. La Procura gli contesta anche di aver effettuato interventi edilizi illeciti nella sua abitazione, in via Baccina, a Monti. E anche nella galleria d'arte attaccata all'appartamento. Tutto quanto «in assenza di permesso». L'indagato avrebbe eseguito ricerche archeologiche non consentite, rinvenendo manufatti di epoca romana. Quella appena conclusa è la prima tranche di un'indagine molto più ampia: la Procura sta facendo luce su una maxi evasione fiscale imputabile al Circolo degli Artisti e sulle le modalità di assegnazione del locale.