Roma, i dipendenti comunali furbetti e la truffa della 104: pronti i licenziamenti

Roma, i dipendenti comunali furbetti e la truffa della 104: pronti i licenziamenti
di Lorenzo De Cicco
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Giovedì 12 Aprile 2018, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 12:07

Roma batte Sicilia 18 a 26 (per cento). Se nell'isola, come ha denunciato di recente il governatore Nello Musumeci, 2.350 lavoratori della Regione su un totale di 13mila sfruttano i permessi legati alla legge 104, nella Capitale i dipendenti comunali col congedo per assistere i parenti invalidi (o presunti tali) sono 6.217 su 24mila. Più di uno su quattro. Risultato: una pioggia di assenze, oltre 120mila giorni l'anno.

La giunta grillina di Virginia Raggi, giusto un anno fa, dalle colonne di questo giornale annunciò una stretta contro i furbi della 104, con la premessa che il congedo è sacrosanto se un dipendente ha effettivamente bisogno di assistere un famigliare disabile, ma che gli abusi non possono essere tollerati. Da qui l'idea di controlli più serrati, che hanno cominciato a dare i primi frutti, tanto che perfino la Procura della Repubblica ha aperto procedimenti penali, che viaggiano in parallelo alle contestazioni disciplinari portate avanti dall'ufficio Risorse umane del Comune.
Sotto inchiesta sono finiti tre dipendenti del Campidoglio, indagati per truffa, perché con «artifizi e raggiri», si legge nelle carte dei fascicoli disciplinari, avrebbero ottenuto, tramite le licenze, «un ingiusto profitto» che ha causato un danno all'amministrazione della Capitale.

CERTIFICATI FASULLI
Due dipendenti nel 2016 avrebbero falsificato i documenti per attestare handicap inesistenti ai propri famigliari. Insomma, l'invalidità dei parenti era farlocca, ma il permesso (retribuito) era vero. Il terzo lavoratore finito sotto indagine, invece, aveva il padre effettivamente disabile, ma nelle giornate di permesso non se ne curava minimamente. Tanto che solo nel 2017 avrebbe accumulato la bellezza di 20 giorni di congedo - così si legge negli atti del procedimento disciplinare a suo carico - senza che il papà lo vedesse neanche per un caffè. Come se fosse in vacanza, invece che in permesso.

«NIENTE VIAGGI»
La legge sui congedi 104, in vigore dal 92, è stata cambiata nel 2010. Prima della riforma, i giorni di licenza erano concessi a chi assisteva «con continuità e in via esclusiva le persone handicappate». Otto anni fa l'inciso è stato depennato, difatti oggi non compare più nel testo della legge. Ma come ha stabilito la Cassazione la modifica non ha stravolto il significato della norma. Durante i permessi, hanno chiarito i giudici della Corte suprema, ci si può anche svagare per qualche ora, ovviamente, ma senza perdere di vista l'obiettivo principale, ossia la cura del famigliare invalido. La malattia di un parente, insomma, non può essere strumentalizzata per viaggiare o prendersi veri e propri giorni di ferie. Ecco perché anche il terzo dipendente del Comune di Roma, così come i due colleghi, ora rischia di perdere il posto. Prima di procedere con il licenziamento, come è prassi in questi casi, il Campidoglio aspetterà l'esito delle indagini penali.
Nel frattempo i controlli interni andranno avanti. Di materiale su cui lavorare, d'altronde, sembra essercene in abbondanza per gli ispettori di Palazzo Senatorio, considerato che la percentuale di beneficiari della legge 104, tra i dipendenti di Roma Capitale, è otto volte superiore alla media nazionale nel settore privato (3,15 per cento, fonte Inps) e cinque volte superiore alla media del Lazio (5,07 per cento),che è comunque la regione maglia nera d'Italia. Ai primi posti della stessa classifica ci sono il Trentino e la Val d'Aosta, sotto il 2 per cento. Sarà l'aria di montagna.
 

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